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Migranti, il sogno spezzato di 25 ragazzini egiziani

La storia di circa 25 ragazzini egiziani fra gli 11 e 16 anni che stavano cercando di raggiungere l’Italia passando per la Libia…

di Umberto De Giovannangeli

Il sogno spezzato di 25 ragazzini egiziani.

A raccontarlo è un report dell’Ansa: “ La storia di circa 25 ragazzini egiziani fra gli 11 e 16 anni che stavano cercando di raggiungere l’Italia passando per la Libia viene descritta in un video diffuso lunedì sulla propria pagina Facebook da “akhbar libya 24”, un sito di informazione basato a Bengasi e con 1,3 milioni di follower, I giovanissimi sono ripresi seduti in quello che una voce fuori campo descrive come lo spazio all’aperto di un posto di polizia di Tobruk dopo essere stati sottratti a trafficanti di essere umani assieme ad un imprecisato “gran numero” di altri migranti. I ragazzini vengono tutti da uno stesso governatorato, quello di Sharqiyya sul delta del Nilo.

Uno di loro ha riferito che le loro famiglie erano a conoscenza del loro tentativo di emigrazione clandestina e avevano pagato 130 mila sterline egiziane (almeno 3.860 euro, quasi 50 volte un salario minimo) per avviarli.  Islam Sameh, 16 anni, ha precisato che ” cinque o sei di noi sono qui da 3 mesi, gli altri da 20 giorni”. “Io e un gruppo abbiamo deciso di viaggiare perché abbiamo degli amici che ora sono in Europa”, ha detto ancora. 
Alla domanda se “le vostre famiglie accettano che andiate in Italia”, il ragazzo ha risposto: “Alcune famiglie accettano, altre no; ma noi le costringiamo ad affrontare la realtà”. 
L’intervistatore chiede “perché non vuoi rimanere in Egitto? Non vedete i naufragi, le difficoltà?”. Islam risponde: “Ci abbiamo pensato, ma diciamo che ciò che Dio vuole, Dio lo farà.  È il destino”. 
Il prossimo passo sarà il rimpatrio in Egitto: “Siete d’accordo a tornare in Egitto?” è la domanda. Nel video si sentono i piccoli rispondere: “Vogliamo lavorare qui”. “Qual è il tuo lavoro?” chiede l’intervistatore e uno risponde “sono sarto”. “E tu cosa fai?” chiede a un altro: “sono un calciatore. 
Ho giocato per 5 anni con l’Al-Sharqiyya” è la risposta che svela implicitamente il sogno che lo ha spinto verso l’Italia. 

L’inferno all’ombra delle Piramidi

Le autorità egiziane tengono i detenuti minorenni insieme agli adulti, in violazione del diritto internazionale dei diritti umani. In alcuni casi, sono imprigionati in celle sovraffollate e non ricevono cibo in quantità sufficiente. Almeno due minorenni sono stati sottoposti a lunghi periodi di isolamento. Un quadro agghiacciante è quello che emerge da un recente rapporto di Amnesty International. “Le autorità egiziane hanno sottoposto minorenni a orribili violazioni dei diritti umani come la tortura, la detenzione in isolamento per lunghi periodi di tempo e la sparizione forzata per periodi anche di sette mesi, dimostrando in questo modo un disprezzo assolutamente vergognoso per i diritti dei minori”denunciaNajia Bounaim, direttrice delle campagne sull’Africa del Nord di Amnesty International. “Risulta particolarmente oltraggioso il fatto che l’Egitto, firmatario della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia, violi così clamorosamente i diritti dei minori”, sottolinea Bounaim.

Minorenni sono stati inoltre processati in modo iniquo, talvolta in corte marziale, interrogati in assenza di avvocati e tutori legali e incriminati sulla base di “confessioni” estorte con la torturadopo aver passato fino a quattro anni in detenzione preventiva. Almeno tre minorenni sono stati condannati a morte al termine di processi irregolari di massa: due condanne sono state poi commutate, la terza è sotto appello.

Sulla base del diritto internazionale, il carcere dev’essere solo l’ultima opzione per i minorenni. Sia la legge egiziana che le norme internazionali prevedono che i minorenni debbano essere processati da tribunali minorili. Tuttavia, in Egitto ragazzi dai 15 anni in su vengono processati insieme agli adulti, a volte persino in corte marziale e nei tribunali per la sicurezza dello Stato.Sotto la presidenza al-Sisi e col pretesto di combattere il terrorismo, migliaia di persone sono state arrestate arbitrariamente – centinaia delle quali per aver espresso critiche o manifestato pacificamente – ed è proseguita l’impunità per le amplissime violazioni dei diritti umani quali i maltrattamenti e le torture, le sparizioni forzate di massa, le esecuzioni extragiudiziali e l’uso eccessivo della forza. 

Dal 2014 sono state emesse oltre 2112 condanne a morte, spesso al termine di processi iniqui, almeno 223 delle quali poi eseguite.  La legge del 2017 sulle Ong è stata il primo esempio delle norme draconiane introdotte dalle autorità egiziane per stroncare la libertà di espressione, di associazione e di manifestazione pacifica.  La legge consente alle autorità di negare il riconoscimento delle Ong, di limitarne attività e finanziamenti e di indagare il loro personale per reati definiti in modo del tutto vago. Nel 2018 sono state approvate la legge sui mezzi d’informazione e quella sui crimini informatici, che hanno esteso ulteriormente i poteri di censura sulla stampa cartacea e online e sulle emittenti radio-televisive conclude Bounaim.

Tunisia, anatomia di una deportazione forzata

Un gruppo di venti migranti e richiedenti asilo provenienti dall’Africa occidentale e centrale è stato deportato con la forza al confine tra Tunisia e Libia (vicino a Ben Guerdane) la mattina del 2 luglio 2023 dai militari tunisini e dagli ufficiali della Guardia Nazionale.

Il gruppo ha un immediato bisogno di aiuto. In totale ci sono sei donne (tra cui due incinte, una prossima al parto), una ragazza di 16 anni del Camerun e 13 uomini. Due degli uomini sono richiedenti asilo camerunesi registrati presso l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr). Il gruppo è composto da persone provenienti da Costa d’Avorio, Camerun, Mali, Guinea e Ciad.

Queste persone, insieme ad altre 28, sono state inizialmente arrestate sabato 1° luglio in una casa a Jbeniana, a circa 35 km da Sfax. Hanno riferito che le autorità, tra cui agenti di polizia, membri della Guardia Nazionale e ufficiali militari, hanno fatto irruzione nella casa in cui si trovavano. Le 48 persone sono state poi arrestate e portate alla stazione di polizia di Jbeniana. I loro passaporti e documenti di identificazione sono stati controllati e registrati.

La polizia avrebbe poi diviso le 48 persone in due gruppi. Il primo, composto da 28 persone, con cui siamo in contatto, non sa cosa sia successo agli altri.

Lei 28 persone sono state trasferite a Ben Guerdane, dove sono state divise in tre basi della Guardia Nazionale e in basi militari, sottoposte a percosse e maltrattamenti, prima di essere abbandonate al confine libico. La Guardia Nazionale ha arrestato otto persone (un ragazzo minorenne e sette uomini) e ha deportato le altre venti in Libia. I loro telefoni cellulari sono stati distrutti e il loro denaro è stato rubato.

Il 4 luglio, un secondo gruppo di 100 migranti e rifugiati è stato deportato nella stessa località al confine libico. Il gruppo è composto da persone di varie nazionalità, tra cui ivoriani, camerunensi e guineani, con almeno 12 bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 5 anni.

Questa espulsione è simile ad altre deportazioni forzate avvenute tra Libia e Algeria, che sono state criticate dalle persone in movimento dall’Africa occidentale e centrale. Inoltre, negli ultimi giorni sono state segnalate ondate di arresti e violenze contro migranti e rifugiati nella città di Sfax.

Condanniamo le violazioni dei diritti umani subite da questi migranti, richiedenti asilo e rifugiati. Esortiamo le autorità tunisine a fornire chiarimenti su questi eventi e a intervenire con urgenza per garantire l’assistenza e il sostegno immediato a queste persone”.

Organizzazioni firmatarie :

  • Association des Ivorien Actifs en Tunisie – ASSIVAT
  • Association pour le Leadership et le Développement en Afrique – ALDA
  • Association Tunisienne de Soutien aux Minorités – ATSM
  • BorderlineEurope – Menschenrechte ohne Grenzen e.V
  • EuroMed Droits
  • Forum tunisien pour les droits économiques et sociaux (FTDES)
  • Iuventa-crew
  • Ligue Algérienne pour la Défense des Droits Humains (LADDH)
  • Louise Michel MV
  • Maldusa
  • med
  • Migreurop
  • Minority Rights Group International
  • OnBorders
  • Organisation Marocaine Des Droits Humains (OMDH)
  • Organisation mondiale contre la torture (OMCT)
  • r42-sailandrescue
  • RESQSHIP
  • Salvamento Marítimo Humanitario
  • Sea-Watch
  • Syrian Centre for Media and Freedom of Expression (SCM)
  • Tamkeen for Legal Aid and Human Rights
  • Watch the Med – Alarmphone
  • Globalist
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