Browse By

Mutilazioni genitali

Le mutilazioni genitali sono generalmente praticate attraverso l’uso di oggetti rudimentali, quali coltelli, forbici, lamette da barba e, di solito, senza l’uso di alcun tipo di anestetico.

Tra le conseguenze a breve termine si possono riscontrare emorragie ed infezioni, mentre tra quelle a lungo termine è importante menzionare sterilità, danni agli organi interni e in casi estremi, morte.

Per mutilazioni genitali femminili si intendono tutte quelle pratiche volte alla parziale o totale rimozione della parte esteriore dei genitali femminili. Esse sono praticate per ragioni culturali, religiose o di altra natura, che non siano però di carattere terapeutico.

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha diviso questo genere di pratiche in quattro diversi tipi, classificandoli a seconda del livello di gravità. Essi sono la clitoridectomia (tipo I), l’asportazione (tipo II), l’infibulazione (tipo III) e, infine, altre pratiche di mutilazione genitale non classificate come l’uso di piercing, la cauterizzazione e taglio della vulva e l’uso di acidi

È importante evidenziare che le mutilazioni genitali femminili sono praticate soprattutto in paesi prevalentemente dominati dagli uomini, dove le donne faticano a raggiungere posizioni di spicco e sono generalmente relegate in casa. In questi paesi, il movente religioso e/o culturale si associa alla pressione sociale riguardante la pratica di questa forma di circoncisione femminile. Infatti, a causa soprattutto di motivi religiosi, le donne devono arrivare vergini al matrimonio e quindi, per preservare e proteggere la verginità, sono sottoposte alle pratiche di mutilazione genitale.

In alcuni, come la Somalia, l’Egitto e il Sudan, la percentuale di donne, ragazze e bambine mutilate supera l’80 per cento. In Kenya e Nigeria siamo tra il 26% e il 50%, mentre in Camerun, Niger e Iraq i numeri scendono fino al 10 per cento.

Please follow and like us: