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Per un cambio di rotta deciso sulle migrazioni

Celebrare la Giornata mondiale del rifugiato 2020 in Italia oggi vuol dire chiedere con determinazione la modifica dei Decreti Sicurezza oltre a una lungimiranza politica che fa dell’inclusione un concetto cardine.

di P. Camillo Ripamonti

Celebrare la Giornata mondiale del rifugiato 2020 nel mezzo di una pandemia vuol dire parlare di confini chiusi e muri che il virus ha di fatto cancellato mostrando tutta la loro inefficacia. Celebrare la giornata del rifugiato oggi come Stato membro dell’Unione vuol dire chiedere che i migranti in Libia, prigionieri dei centri di detenzione, vengano evacuati e che si aprano vie di ingresso legali in Europa; vuol dire chiedere responsabilità e solidarietà tra gli Stati membri ridistribuendo equamente i rifugiati bloccati nei campi delle isole greche e facendo in modo che i Balcani non siano via di morte e violenze.

Celebrare la Giornata mondiale del rifugiato 2020 in Italia oggi vuol dire chiedere con determinazione la modifica dei Decreti Sicurezza oltre a una lungimiranza politica che fa dell’inclusione un concetto cardine.

Celebrare la Giornata mondiale del rifugiato 2020 per il Centro Astalli vuol dire non smettere di chiedere giustizia e camminare al fianco dei rifugiati ogni giorno lasciandosi contagiare dalla loro speranza e dal loro coraggio.

Allargando lo sguardo, oltre le barriere erette dagli egoismi nazionali, i dati ci parlano di un mondo profondamente diviso e squilibrato, ferito e ammalato. Il Rapporto dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati parla di circa 80 milioni di persone costrette a vivere in un altrove che non hanno scelto: uomini e donne in cerca di salvezza e giustizia.

E la pandemia si inserisce in contesti sfiniti da anni di guerre, povertà estrema, crisi umanitarie. Insediamenti e campi per sfollati e rifugiati accolgono migliaia di uomini, donne, bambini relegandoli in un limbo in cui diritti e futuro sono sospesi in un tempo indeterminato.

Prenderci cura della nostra casa comune oggi vuol dire assumersi la responsabilità di trasformare l’evento della pandemia in un’opportunità di cambiamento.

Innescare processi di rinascita sociale implica che i rifugiati non siano più solo vittime e testimoni di un sistema imposto da altri in cui denaro, prevaricazioni e guerra determinano scelte e condizionano la vita di milioni di persone.

Mettendosi in viaggio, vivendo l’esperienza della migrazione, si dirigono verso un orizzonte nuovo, molto diverso da quello che noi riteniamo adeguato al loro sentire. Sono guidati da un desiderio di felicità e questo non è né una colpa né tantomeno un reato, è un diritto. Da sempre costretti a navigare in acque agitate a causa delle politiche che abbiamo imposto loro, i rifugiati cercano la rotta. Viaggiatori esperti superano confini e pregiudizi, timonieri sicuri seguono vie di pace, con la consapevolezza che tutti siamo sulla stessa barca e con il realismo di chi sa che l’uguaglianza in dignità anche su questa barca comune può non farsi effettiva.

“In ognuno la traccia di ognuno” scriveva Primo Levi nella sua poesia Agli amici. Abbiamo scelto queste parole come titolo per la campagna di sensibilizzazione che il Centro Astalli lancia in occasione della Giornata del Rifugiato 2020, perché sappiamo bene che i comportamenti di ciascuno condizionano la vita degli altri. Lavorare per la giustizia sociale e l’inclusione dei rifugiati è il modo con cui vogliamo bilanciare pesi e spazi sulla nostra barca comune.

La Giornata del Rifugiato 2020 è l’occasione per ripensare la visione del mondo. Creare uno spazio nuovo di condivisione per scoprire che la felicità è sempre plurale: una lunga strada di diritti da percorrere insieme.

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