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Quando Salvini diceva: “a chi fugge dalla guerra apro le porte di casa mia”…

Oggi promette che finché sarà ministro terrà i porti chiusi anche a chi fugge dalla guerra, ma solo tre anni fa la pensava diversamente.

La situazione in Libia è sempre più incandescente, e già la Ministra della Difesa Trenta ci ha tenuto a ribadire le cose: perché una cosa è un migrante, un’altra è un rifugiato di guerra. E i rifugiati, come ha ricordato la ministra, non si possono non accogliere.
Non la pensa allo stesso modo Salvini, che in risposta alla collega ha dichiarato, come sempre, che fintanto che lui sarà ministro i porti rimarranno chiusi.

Ha fatto arrabbiare tutti il Ministro, persino i vertici militari, che hanno parlato di ingerenza quasi da regime. Perché chiudere porti e aeroporti anche in caso di guerra corrisponde praticamente a mettere un blocco navale, tanta è la volontà di Salvini di impedire l’accesso agli stranieri.
Eppure, non più tardi di tre anni fa, nel 2016, Matteo Salvini spiegava a proposito dei profughi siriani rimpatriati dalla Grecia: “Accogliere quei bimbi e quelle donne siriane dovrebbe essere un dovere morale. Casa mia per chi scappa davvero dalla guerra, per le donne e i bambini che scappano dalla guerra è aperta. Ma in Italia abbiamo il 90 per cento di rifugiati che non scappa da nessuna guerra e fa il danno dei rifugiati veri“…

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