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Quei bambini invisibili

di Sebastiano Fezza

Un pezzo di carta può fare la differenza tra salute e malattia, sicurezza e pericolo e perfino tra la vita e la morte.
Si tratta del certificato di nascita, la prova ufficiale che un bambino esiste.
Il certificato permette al bambino di fare uso del servizio sanitario, ricevere le assicurazioni sociali e di andare a scuola.
Tale documento può anche essere un mezzo efficace per proteggere il bambino dai rischi di lavoro minorile, arruolamento forzato, traffico di esseri umani e matrimonio infantile.
Nel mondo ci sono 230 milioni di minori al di sotto dei cinque anni che non sono registrati, ovvero un bambino su tre sotto i cinque anni, è un bambino che non esiste.

In Africa sub-sahariana sono 85 milioni e nell’Asia meridionale 103.
Un’infanzia che c’è ma resta “invisibile”, non esistono, non contano, non possono essere iscritti a scuola, non possono usufruire dei servizi sanitari.
Spesso entrano in gioco anche le barriere culturali e i costi troppo alti, mentre altre volte le famiglie hanno paura che registrando un figlio possano subire discriminazioni.
I bambini appartenenti a famiglie di minoranze etniche o di rifugiati hanno ancora meno probabilità di comparire in un registro civile.
I bambini che non hanno un certificato di nascita non possono dimostrare la loro età, parentela o identità, o ottenere documenti ufficiali come un passaporto.

I bambini non registrati nascono, vivono e muoiono nell’anonimato,
se scompaiono nessuno se ne accorge, nessuno potrà reclamarli
.
Sono bambini esposti agli abusi, allo sfruttamento, alla schiavitù, al traffico di organi, alla prostituzione, al lavoro forzato e all’arruolamento.
sono bambini invisibili ma sono sempre bambini.

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