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Spose bambine, il dramma dell’Asia meridionale

Un nuovo rapporto dell’Unicef denuncia che il fenomeno dei matrimoni precoci è drammaticamente cresciuto nell’Asia meridionale in concomitanza con il Covid-19 e l’aumento della povertà che ne è derivato, raggiungendo il 45% del totale mondiale

di Fabio Polese da da Chiang Mai (Thailandia)

La drammatica realtà delle spose bambine sta diventando sempre più diffusa nei paesi del Sud dell’Asia, in particolare in Bangladesh, India, Nepal, Sri Lanka e Afghanistan.

Secondo le ultime stime rilasciate dall’Unicef, che ha condotto uno studio intervistando 260 persone, il fenomeno dei matrimoni forzati e precoci è drammaticamente cresciuto nella regione, in concomitanza con il Covid-19 e l’aumento della povertà che ne è derivato, raggiungendo il 45% del totale mondiale.

Spose bambine: le cause
Circa 290 milioni di bambine sono costrette a diventare mogli per motivi economici e per la mancanza di alternative, una pratica che priva queste giovani donne del loro futuro. L’organizzazione ritiene che la crisi economica e il collasso del sistema sanitario e scolastico causati dalla pandemia abbiano accentuato questo fenomeno.

«Il matrimonio prima dei 18 anni è una violazione fondamentale dei diritti umani e il fatto che l’Asia meridionale abbia il più alto carico di matrimoni infantili al mondo è a dir poco tragico. Questi matrimoni impediscono alle ragazze di imparare, mettono a rischio la loro salute e il loro benessere e compromettono il loro futuro», ha spiegato Noala Skinner, direttore regionale di Unicef Asia.

Le leggi (non rispettate) contro i matrimoni precoci
L’età legale per il matrimonio per le donne varia dai 16 ai 20 anni nei paesi della regione. Molte famiglie però decidono di far sposare le loro figlie prima, soprattutto per risolvere la situazione economica, ma anche per questioni culturali.

In alcuni paesi, infatti, il matrimonio precoce viene percepito come un modo per preservare la purezza delle ragazze e per garantire la sicurezza finanziaria delle famiglie, mentre in altre situazioni è una mera conseguenza della povertà, in cui i genitori vedono le loro figlie come una bocca in meno da sfamare.

Foto: via Pixabay

Le spose bambine nel mondo: i dati

In Africa si stima che circa il 21% delle ragazze si sposi prima di compiere i 18 anni. In alcuni Paesi, come il Niger e il Mali, questa percentuale supera il 50 per cento.

In Medio Oriente e in Nord Africa la pratica dei matrimoni precoci continua ad essere un problema diffuso. In questa regione circa il 18% delle ragazze si sposa prima di aver raggiunto la maggiore età. In Yemen e in Egitto la percentuale arriva al 25 per cento.

In America Latina e nei Caraibi si stima che circa 4,5 milioni di donne siano state costrette a sposarsi quando erano ancora minorenni.

In Europa il problema del matrimonio infantile non è molto diffuso. L’Unione europea, infatti, ha adottato concrete misure per contrastarlo. Tra queste c’è la ratifica della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, che impegna i paesi a battersi contro il fenomeno delle spose bambine. Ma ci sono ancora alcuni casi segnalati in Bulgaria e Romania.

Rischi e conseguenze del matrimonio precoce e forzato
Le famiglie spesso non considerano le conseguenze disastrose che i matrimoni precoci possono avere sulla vita delle loro bambine e della comunità in cui vivono. Le giovani spose sono esposte a gravi rischi per la loro salute, sia fisica che mentale.

Le ragazze che si sposano prima dei 18 anni, infatti, sono particolarmente vulnerabili a complicazioni legate alla gravidanza e al parto, tra cui la mortalità materna e infantile. Secondo l’Unicef hanno anche maggiori probabilità di subire violenze domestiche e abusi sessuali, il che può avere un impatto devastante sulla loro salute mentale e sul loro benessere psicologico.

Le spose bambine, inoltre, hanno una probabilità significativamente inferiore di completare la loro istruzione e di raggiungere il loro pieno potenziale. Ciò limita le loro opportunità di lavoro e la loro capacità di partecipare attivamente alla vita pubblica, privando l’intera comunità di un potenziale contributo alla crescita economica e sociale.

Unicef: «Intervenire subito con soluzioni mirate»
Proprio per questo, secondo l’Unicef è importante intervenire immediatamente con soluzioni mirate che possano aiutare a ridurre il fenomeno, a partire dal contrasto alla povertà, passando per il diritto all’istruzione di ogni bambino, così come un maggiore controllo del rispetto delle regole, che ci sono ma non vengono rispettate.

«Dobbiamo fare di più soprattutto per permettere alle ragazze di emanciparsi, attraverso l’istruzione, un’educazione sessuale completa e competenze che possano permettere loro di lavorare», ha concluso Skinner.

Osservatorio Diritti

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