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Texas, aborto vietato ma pistola libera per tutti. La Corte suprema di Trump

La Corte Suprema USA respinge la richiesta di bloccare la nuova legge del Texas che vieta l’aborto dopo sei settimane anche in casi di gravidanze derivate da stupri o incesti. Sulla decisione pesa la maggioranza di giudici conservatori, pesante eredità di Donald Trump.
Intanto il Texas torna al Far West: via libera alle pistole in pubblico senza licenza. La nuova legge abolisce l’obbligo del porto d’armi e di un adeguato addestramento. La polizia: «Fare il nostro lavoro diventerà impossibile»

Salva la vita al nascituro poi sparagli per strada
Il Texas al centro dello scontro giudiziario con la Casa Bianca sulla nuova legislazione anti-abortista, nello stato super repubblicano alla John Wayne, da tre giorni libera pistola alla fondina per tutti senza la necessità di esibire un permesso, né di dimostrare di avere ricevuto un addestramento adeguato.
Ma la Corte Suprema degli Stati Uniti formato Trump, non bloccherà l’entrata in vigore della legge approvata dal Texas, la più restrittiva mai approvata finora negli Stati Uniti, che di fatto vieta l’interruzione di gravidanza dopo la sesta settimana, anche in casi di gravidanze derivate da stupri o incesti. La Corte a maggioranza repubblicana ha rigettato il ricorso senza riuscire però a spiegare l’impossibile. La maggioranza dei giudici dichiarano di non aver raggiunto alcuna conclusione “riguardo alla costituzionalità della legge” e affermano che le sfide legali potrebbero ancora procedere. Ma per il momento la legge rimane in vigore.

Non decisione del discredito
Una decisione “sbalorditiva” secondo la giudice liberal Sonia Sotomayor -denuncia un suo report l’ISPI- «poiché davanti ad una legge palesemente incostituzionale, progettata per proibire alle donne di esercitare i loro diritti costituzionali ed eludere il controllo giudiziario, la maggioranza dei giudici ha scelto di nascondere la testa sotto la sabbia».

Greg Abbott, a destra di Trump
Approvata a maggio dal governatore Repubblicano del Texas, Greg Abbott, la legge è un cosiddetto “heartbeat bill” (“legge del battito cardiaco”) perché vieta l’aborto quando sia riscontrabile attività cardiaca nell’embrione – di solito attorno alle sei settimane – e non prevede eccezioni in caso di stupri o incesti. Ma la maggior parte delle donne che effettua un’interruzione di gravidanza lo fa oltre la sesta settimana – anche perché prima molte non sanno ancora di essere incinte e non è ancora possibile evidenziare eventuali malformazioni. La legge rischia di precludere l’accesso all’aborto a 8 donne su 10, soprattutto tre le giovanissime e quelle a basso reddito.

La delazione a premio
La legge introduce inoltre la possibilità, per qualunque privato cittadino, di denunciare chiunque “aiuti o favorisca” un aborto illegale, ottenendo fino a 10mila dollari per una vittoria in tribunale. Gli effetti, avvertono medici, attivisti e personale sanitario, sarà un “Far West” di donne che vogliono interrompere la gravidanza in fuga in altri stati, e la trasformazione di medici, impiegati delle cliniche, o anche semplici tassisti che accompagnano una paziente in ospedale, in ‘potenziali sospetti’.

Una Corte squilibrata?
Tutto ciò ‘merito’ di Donald Trump che nel corso del suo mandato ha nominato ben tre giudici conservatori alla Corte Suprema. «La nomina di Amy Coney Barrett – in particolare – aveva sollevato numerose polemiche lo scorso ottobre. Arrivata a meno di un mese e mezzo dalle elezioni, la giudice federale 48enne, madre di sette figli», segnala ISPI, antiabortista dichiarata al posto della giudice Ruth Bader Ginsburg icona progressista e dei diritti delle donne, morta a 87 anni.
La nomina di Barret aveva raccolto il plauso dell’ala più conservatrice del paese e in molti la descrivevano come un “voto sicuro” per le restrizioni all’aborto. La decisione di ieri sembra dare loro ragione.

Texas, portabandiera di quali valori?
Per Biden, «Questo provvedimento viola palesemente il diritto costituzionale e comprometterà significativamente l’accesso delle donne all’assistenza sanitaria di cui hanno bisogno». Scontro ideologico in corso con al centro, ancora una volta, i diritti delle donne e delle minoranze. Ma di male in paggio, ieri i parlamentari texani hanno approvato una legge che limita il diritto di voto, colpendo soprattutto gli afroamericani.

Diritti delle donne e della minoranze
«La sentenza del 1973 che tutela il diritto all’aborto negli Sati Uniti è inviolabile, ma ora, dopo quasi mezzo secolo, quella sentenza ha subito il primo duro colpo», è il commento di Di Alessia de Luca, esperta di cose Usa dell’ISPI. Ed è tutto ‘merito’ di Donald Trump che ha portato la maggioranza repubblicana nella Corte a un netto 6 a 3. La più ampia da trent’anni».

REMOCONTRO

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