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Una giustizia a due velocità?

di Maria Luigia Alimena

20 anni, 7300 giorni, 175200 ore.
Una infinità di minuti.
Ogni secondo un respiro sempre sospeso tra la paura di morire e la speranza di porre fine a quella condanna.

Botte, calci, pugni.
Picchiata con una mazza da baseball.
Incatenata con una catena.
Costretta,chiusa nel cassettone del divano, imbavagliata con il nastro adesivo e fatta uscire solo per cucinare ed espletare i bisogni.
Obbligata a restare in piedi per tre ore.
Nuda sul balcone in pieno inverno.
Bruciata con il ferro da stiro.
Le ha cucito la bocca con una spilla da balia.

Non è una storia horror, non è un thriller,
È la vita vissuta da una donna di Viterbo per vent’anni.
I suoi figli,entrambi minori, spettatori privilegiati di uno spettacolo degradante e deviato. Vittime.
Per salvare loro ha tentato il suicidio lanciandosi dal balcone e solo allora, si sono accorti di quanto accadeva.

Ieri, il marito padrone, pluri pregiudicato, tossicodipendente,è stato condannato a 4 anni di carcere.

4 anni, 1460 giorni, 35040 ore.

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