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Gli “omosessuali sono malati”. Il libro oscurantista che imbarazza la Chiesa. Mancuso: “Va ritirato”

Elio Sgreccia

Testo per futuri psicologi di monsignor Sgreccia adottato da un ateneo cattolico, che si difende: “E’ il nostro orientamento”. Non la pensa così il teologo: “In alcune espressioni la Chiesa non è in grado di leggere il presente”. L’Arcigay: “Intervenga l’Ordine”

di Pasquale Quaranta

L’Università Europea di Roma tira dritto: il manuale di bioetica di Elio Sgreccia che definisce l’omosessualità una “malattia da trattare” resta al suo posto, resta cioè un testo valido per l’insegnamento di Filosofia della vita e bioetica tenuto dalla docente Claudia Navarini all’interno della facoltà di Psicologia.
Il cardinale e professore Sgreccia (deceduto nel 2019), come denunciato da Giulia Sorrentino di Libero, insegnava che l’omosessualità ” si può configurare ad un certo stadio di esercizio più come una malattia da trattare, che come un vizio deliberato”.

L’Arcigay protesta e resta “stupita ” del fatto che ” a più di 30 anni dalla decisione dell’Organizzazione mondiale della sanità di cancellare l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali – afferma il presidente del circolo romano Francesco Angeli – ancora oggi vengano adottati testi che riportano tali falsità, con la possibilità di inficiare il percorso di formazioni di futuri psicologi ” , e chiede l’intervento dell’Ordine degli psicologi.

“La posizione espressa in quel testo – spiega a Repubblica il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi David Lazzari – è di un esponente religioso e va relativizzata, quello della comunità psicologica è che l’omosessualità in quanto tale non è una malattia “. “Le terapie riparative o di riconversione sessuale – aggiunge il presidente dell’Ordine degli psicologi del Lazio Federico Conte – costituiscono un illecito deontologico “.

Già nel 2013 l’Ordine aveva approvato e recepito le ” linee guida per la consulenza psicologica e la psicoterapia con persone lesbiche, gay e bisessuali” di Vittorio Lingiardi e Nicola Nardelli prendendo posizione: ” Affermare che l’omosessualità è una malattia – spiegava il presidente del Consiglio nazionale di allora Giuseppe Luigi Palma – è un’informazione scientificamente priva di fondamento e foriera di un pericoloso sostegno al pregiudizio sociale”.

A difendere la reputazione dell’Università Europea di Roma e della docente si è mosso il Rettore, Padre Pedro Amador Barrajón: ” L’opera del cardinale Sgreccia non tratta il tema dell’omosessualità se non in un’espressione generica di rinvio al secondo tomo, rimasta negli anni, che va adeguatamente contestualizzata”. “Per fare un esempio, è del tutto sensato – spiega Padre Barrajón – continuare a studiare e a valorizzare i testi di Aristotele, anche se alcuni passaggi sulla schiavitù oggi non potrebbero essere sottoscritti”. Il Rettore rivendica infine la libertà di “un’università di orientamento cattolico come la nostra di conformarsi ai principi del magistero cattolico “.

Non è d’accordo con questa osservazione il teologo e docente Vito Mancuso: ” Alcune espressioni della Chiesa – spiega – sono incapaci di leggere il presente. Nell’omosessualità non c’è niente da correggere, è un fatto che si dà e va vissuto. Pretendere di modificare l’orientamento omoaffettivo è contro natura per la persona che lo vive. Lo stesso Papa Francesco, anche se da un lato non ha cambiato la dottrina della Chiesa, dall’altro si è espresso sulla necessità degli Stati di regolare le unioni tra persone dello stesso sesso“. Cosa consiglierebbe dunque al Rettore dell’Università Europea di Roma? “Di ritirare quel testo dal programma d’esame – conclude Mancuso – e prendere le distanze, o perlomeno di inserirlo nell’ambito della storia del pensiero”.

la Repubblica

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