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Escalation di bombe, razzi e morti. E l’odio ebreo-arabo lacera le città e minaccia la guerra civile

Escalation delle violenza organizzata, militare, e poi l’altra, quella spontanea dell’odio per strada, casa per casa. Nella Striscia 57 morti, tre nei Territori, sette le vittime israeliane. Escalation delle violenze diffuse nelle città miste arabo-israeliane. Dopo una notte di incendi palestinesi a edifici e auto, centinaia di israeliani aggrediscono gli arabi di Lod.
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Gaza, bersagli e i ‘colpi sul tetto’

Torre Shuruk, colpita e danneggiata già nel 2014. Gli abitanti, avvertiti dai «colpi al tetto» – una piccola carica esplosiva lanciati per avvertimento – sono riusciti a scappare ma senza però poter salvare nulla. Ieri la Shuruk è crollata in un lampo di fuoco, avvolta in una nuvola di fumo e polvere: dieci piani si sono trasformati in un cumulo di macerie in pochi secondi. Martedì Israele aveva distrutto altri due alti edifici a Gaza city.

I razzi a casaccio

Annunciata con largo anticipo dall’ala militare di Hamas e da altre organizzazioni armate palestinesi – i loro «colpi al tetto» per avvertire la popolazione israeliana-, è partita una ondata di 130 razzi verso il centro e il sud del territorio dello Stato ebraico. A Sderot hanno ucciso un bambino e causato gravi danni. Lo stesso in altre città. Il totale dei morti israeliani è di sette, tra cui un soldato ucciso da un razzo anticarro sparato da Gaza contro la sua automobile.

Niente tregua

E l’elenco delle vittime è destinato ad aumentare perché fino a ieri sera la mediazione egiziana per il cessate il fuoco di fatto non era ancora partita, avverte Michele Giorgio su NenaNews. Israele, dichiara Netanyahu, intende prima infliggere «un duro colpo ad Hamas». Ma il conto vero lo pagano i civili, con morti e distruzioni. Hamas da parte sua ripete che intensificherà i lanci di razzi in proporzione diretta alla gravità dei raid aerei israeliani.

Lo scontro si allarga

Il ministro della Difesa Benny Gantz ha detto che Israele andrà avanti. Ieri il più pesante bombardamento aereo dall’offensiva Piombo Fuso del 2008. I comandi israeliani sostengono di aver ucciso dirigenti militari importanti di Hamas in un’operazione congiunta tra esercito e Shin Bet. Tra questi Bassem Issa, capo delle Brigate al Qassam a Gaza City, descritto come braccio destro del leader militare Mohammed Deif.

Ebrei-palestinesi quasi guerra civile

«Non è che l’inizio», minaccia il premier Netanyahu, ma la nuova guerra che dovrebbe far ancor più paura si sta diffondendo, avvelenando tutto il Paese, parte ebraica o araba e quel poco di condiviso e che minaccia a disgregare tutto. L’odio etnico religioso che si fa via via più violento e lo scontro tra ebrei e arabi si aggrava di ora in ora. Ieri il presidente Rivlin, ha descritto quanto avvenuto martedì notte a Lod come un «pogrom» anti-ebraico.

Violenza contrapposta

«Pogrom» contrapposto, questo anti arabo, quello compiuto ieri sera da centinaia di ebrei dell’estrema destra, contro gli arabi e le loro proprietà a Lod, Acri e in altre cittadine miste del paese. Chiamati per garantire protezione, i coloni israeliani più fanatici della Cisgiordania si sono riversati nei quartieri arabi di Lod. «I volontari sono centinaia – avverte un esponente della comunità ebraica locale – consiglio agli arabi di non avventurarsi per strada».

Tre leadership già consumate da tempo e un governo «sabotato»

«Tragica fotocopia delle precedenti ‘Piombo Fuso’ del 2008, ‘Colonna di Difesa’ del 2012 e ‘Margine di Protezione’ del 2014 l’inevitabile reazione di Israele all’attacco missilistico da Gaza». Da questi dati parte l’analisi di Giorgio Ferrari su Avvenire che nella ripetitività delle violenze vede «la sclerosi di tre leadership consumatesi nel tempo senza che nulla sia cambiato». Quella di Benjamin Netanyahu, del leader di Hamas Ismail Haniyeh e del presidente dell’Anp Abu Mazen.

Tre leader sconfitti, primo Abu Mazen

«Dei tre, il leader palestinese è quello che incassa la sconfitta più bruciante e clamorosa: il rinvio delle elezioni dopo sedici anni, il crollo verticale della sua credibilità, l’ambiguità che ghermisce gli arabo-israeliani in procinto di allearsi con i partiti maggiori per fornire una maggioranza alla Knesset ne fanno l’emblema di una stagione giunta ben oltre il tramonto».

Anche Hamas è vecchia

«Ma anche Hamas è vecchia, sfibrata, logorata da un potere che esiste solo in quanto Gaza è chiusa al resto del mondo. Rispetto a Fatah – consorteria un tempo gloriosa dell’irredentismo palestinese – Hamas e i jihadisti di Gaza sono oggi l’elemento più conservatore e bigotto dell’intera diaspora dell’Olp».

Netanyahu che nella guerra si conserva

Rimane Netanyahu. «Gli Accordi di Abramo e il nuovo volto dell’intesa con gli ex nemici arabi del Golfo gli consentono di mostrare il pugno di ferro che gli è congeniale, ma soprattutto – effetto collaterale, se pure scontato – di scompaginare gli assetti politici interni, sabotando senza sforzo il tentativo di dare a Israele una nuova leadership».

REMOCONTRO

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