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Gli sciacalli che oggi piangono per Kabul sono quelli che domani chiuderanno le porte ai profughi

Quelli come Salvini e Toti che oggi gridano contro la vergogna dell’Occidente inerme mentre i Taliban conquistano l’Afghanistan o che manderebbero l’esercito a Kabul, sono gli stessi che faranno muro contro i profughi afghani, quando ce li ritroveremo a Lesbo o a Lampedusa. Ricordatevelo, perché ce lo siamo già dimenticati troppe volte.

di Francesco Cancellato

Stampatevele in testa le parole di Matteo Salvini che grida vergogna contro Italia, Europa, Occidente e che urla che “lasciare donne e bambini in mano ai tagliagole islamici, dopo anni di battaglie e sofferenza, non è umano”. E stampatevi pure quelle di Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, secondo cui “ci siano delle guerre per le quali e’ giusto sacrificarsi”, e che quella a Kabul, oggi, sia una di queste.

Stampatevele bene in testa e tenetevele buone per domani, quando i Salvini, i Toti, le Melonci diranno che per le vittime dei Taliban – che stanno entrando a Kabulcon la complice arrendevolezza degli Usa di Biden e di Trump, ma anche della Russia di Putin e della Cina, e il favore di quel Qatar che andremo a celebrare coi mondiali di calcio il prossimo Natale – non c’è posto da noi.

Perché sì, questa ritirata strategica dalla polveriera afghana dopo vent’anni di combattimenti e migliaia di miliardi di dollari spesi produrrà, come primo effetto, centinaia di migliaia – se non milioni – di profughi. Gli stessi profughi provocati dalla guerra in Iraq e poi in Siria, che l’Europa buona ha prima fatto finta di accogliere con l’Inno alla Gioia e che poi ha abbandonato nei lager turchi pagando fior di miliardi al tiranno Erdogan (copyright di Mario Draghi), affinché ce li tenesse lontani.

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