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Il racconto della guerra in Ucraina e la solidarietà espressa rivela il razzismo occidentale?

Il punto interrogativo lo abbiamo messo noi per salvarci da polemiche col dubbio. Non ha dubbi invece Patrick Gathara, keniota, commentatore sul Washington Post e in questo caso sul sito di Al Jazeera. E molto spiega la foto di copertina del 28 febbraio 2022 in Polonia, con una famiglia afgana bloccata al confine con l’Ucraina.
«Il conflitto in corso in Ucraina, denuncia Patrick Gathara, non ha messo in evidenza soltanto la fragilità della pace nel subcontinente devastato dalla pandemia. Ha svelato anche una squallida sfumatura di eccezionalismo razzista con cui molte persone europee e di discendenza europea tendono a guardare a se stesse».

«Sono così simili a noi. Ecco perché è così scioccante…»
La guerra non è più qualcosa che colpisce popoli poveri e lontani. Può accadere a chiunque”, ha scritto Daniel Hannan sul Telegraph, nel Regno Unito e riferisce Internazionale.
«Pensate, siamo nel ventunesimo secolo, siamo in una città europea, e si lanciano missili come se fossimo in Iraq o in Afghanistan», si lamentava un commentatore alla tv francese.
A Kiev il corrispondente della rete statunitense Cbs ha sottolineato che l’Ucraina «non è, con il dovuto rispetto, un posto come l’Iraq o l’Afghanistan, in guerra da decenni… Questa è una città relativamente civilizzata, relativamente europea …».

Un ritratto impietoso
Queste reazioni scandalizzate naturalmente con sono una novità. «In sostanza, i giornalisti cercano di ribadire l’eccezionalismo e la virtù dell’Europa bianca esternalizzando i mali di quest’ultima verso il mondo “in via di sviluppo”». Ma per Patrick Gathara è ancora peggio. «Paradossalmente, le deformità morali dell’Europa sono sotto gli occhi di tutti fin dall’inizio dell’invasione russa, essa stessa profondamente immorale e ingiusta».
«Il trattamento che, stando a quanto riportato, le guardie di frontiera ucraine hanno riservato agli africani, agli indiani e ad altre persone di colore che cercavano di lasciare il paese resterà una macchia indelebile sulla resistenza per altri versi eroica del paese contro l’aggressione».

L’accoglienza europea ai profughi ucraini
«Il caldo benvenuto accordato ai profughi ucraini dai vicini dell’Unione europea è in netto contrasto con l’ostilità sperimentata da persone diverse dal punto di vista razziale, giunti da altri paesi sulla soglia dell’Europa. E gli europei non hanno certo fatto mistero dei motivi di questa discrepanza».
«I giornalisti non si rendono nemmeno conto del paradosso delle potenze europee che, mentre accolgono i profughi creati dall’invasione russa, respingono quelli creati dalle sue invasioni».

I profughi per bene e i profughi per male
Il primo ministro bulgaro Kiril Petkov. «Questi non sono i profughi che eravamo soliti vedere. Queste persone sono europee, perciò noi, insieme a tutti gli altri paesi dell’Ue, siamo pronti ad accoglierli. Queste sono… persone intelligenti, istruite… perciò nessuno dei paesi europei teme l’ondata di immigrati che sta per arrivare».
Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki. “Accetteremo chiunque ne abbia bisogno. La società ucraina è sempre più impaurita e preoccupata. Siamo pronti ad accettare decine, centina di migliaia di profughi ucraini”. Tutto questo mentre il suo paese continua a negare l’ingresso a richiedenti asilo, in gran parte iracheni, afgani e siriani, lungo il confine con la Bielorussia.
Nel Regno Unito, Boris Johnson, pare abbia detto che gli ucraini potranno entrare senza necessità di visto se hanno già dei parenti nel paese. Anche se al momento pensa più a salvare se steSSo.

Parola ‘razzismo’ vietata
Ovviamente il collega di al Jezeera, non può dimenticare il distinguo tra il pessimo Putin e gli sconti decennali alle violazioni di risoluzioni Onu da parte di Israele. Dal Golan a Gaza.

Nord e sud del mondo
«Di fatto nei confronti del nord si ha la stessa reazione del comico John Oliver quando ha saputo che anche l’ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush, responsabile della disastrosa invasione dell’Iraq nel 2003, stava condannando Putin».

Aspetta un momento, George. Tu proprio no”, ha detto nella sua trasmissione Last week tonight. “Non sei la persona adatta a farlo, perché questa dichiarazione avrebbe avuto senso solo se alla fine avessi detto ‘Oh m, adesso capisco. Mi dispiace, adesso chiudo la mia c di bocca. Piuttosto che chiudere la bocca, forse sarebbe stato meglio se avessero mostrato un minimo di consapevolezza e coerenza.

REMOCONTRO

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