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La guerra lampo diventa guerra di logoramento. Mercenari e militari di leva

Chi sta combattendo davvero in Ucraina? Coscritti, immigrati, mercenari. Sui due fronti. In realtà, oltre i segreto militare e le severe leggi di guerra qualcosa si riesce a sapere. In Russia i rapporti sono filtrati nonostante la legge che prevede quindici anni di carcere per le notizie diverse da quelli ufficiali. Quasi pubblica la polemica sull’utilizzo e la strage di militari di leva schierati in prima linea. Per l’Ucraina, l’attacco alla base militare a Yavoriv, vicina confine polacco, dove sono state uccise 35 persone, svela che fra i 134 feriti anche molti olandesi della ‘legione straniera’.

Accuse incrociate
Da mesi un continuo scambio di accuse su arruolamento di mercenari, contractors in Ucraina da ambo le parti da sempre in conflitto del Donbass. «A fine dicembre 2021 il quotidiano online lettone Meduza aveva parlato di una dozzina di reclutatori russi, tra cui almeno uno del Ministero della Difesa ed uno dell’Interno, impegnati a selezionare 120 reclute dal mese di novembre», scrive Pietro Orizio in Analisi Mondo.
Professionisti e veterani di guerra da inviare in un campo d’addestramento a Vesyoly, vicino Rostov sul Don e poi nel Donbas.

I ‘contractors’ americani
Sul versante opposto, era stato il Ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu a denunciare la presenza di oltre 120 americani in due località dell’Ucraina orientale. Addestratori ad Avdeyevka e Liman. A fine gennaio la milizia della Repubblica popolare di Donetsk denunciava la presenza di istruttori privati americani in un campo di addestramento nella regione di Sumy, Ucraina nord-orientale. Una struttura del Corpo Nazionale, partito dell’estrema destra legato al Battaglione Azov, avrebbe utilizzato contractors di società Usa come ‘Forward Observations Group’ e ‘Academi’ (ex Blackwater).

La Nato in Ucraina dal 2014
Dal 2014 la NATO e alcuni dei Paesi membri hanno avviato programmi addestrativi per le truppe ucraine – come il JMTGU statunitense, l’UNIFIER canadese o l’ORBITAL britannico, cita Orizio – a cui hanno partecipato anche numerosi istruttori privati che, nel 2018, avrebbero raggiunto le 900 unità.
Collaborazioni che, oltre ad essersi rivelate di estrema efficacia a giudicare dalla resistenza opposta dalle Forze armate ucraine, in certi casi hanno costituito motivo d’imbarazzo. Si pensi all’addestramento di membri del battaglione Azov e di altre organizzazioni locali di estrema destra da parte della società polacca European Security Academy (ESA).

Rivelazioni contrapposte
Un allarme sulla presenza di contractors in Ucraina a inizio febbraio, dalla Repubblica Centrafricana, dove il Gruppo Wagner russo è impegnato dal 2018. A gennaio sarebbe partito da Bangui un numero ragguardevole di russi: almeno 20 in un mese. A metà febbraio importanti funzionari NATO avevano avvertito sul possibile impiego di spie o altri attori non statuali per creare pretesti per futuri attacchi. False flags che, effettivamente, si sono verificate.
Poi lo scoop del Time sul tentativo d’espansione di Erik Prince, ex patron di Blackwater in Ucraina. «Un progetto da 10 miliardi di dollari per la creazione di una Compagnia Militare Privata locale, una fabbrica di munizioni ed un “consorzio di difesa aerea verticalmente integrato” in grado di competere con giganti internazionali come Boeing e Airbus».
Intanto il ministero della Difesa ha convocato l’attaché militare dell’ambasciata croata per spiegazioni su «duecento mercenari che dal paese avevano raggiunto i battaglioni neonazisti in Ucraina».

Mosca e i militari di leva
Il 10 marzo dal quartier generale della Difesa sulla Moscova il generale Igor Konashenkov ha ammesso per la prima volta la presenza di militari di leva sul territorio ucraino. «La maggior parte di loro è tornata in Russia», ha detto Konashenkov. Numeri non ne ha forniti, ma ha fatto sapere che alcuni dei coscritti facevano parte di una unità «catturata da un battaglione ucraino», puntualizza Luigi De Biase sul manifesto. «Poche ore più tardi il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha parlato di ‘indagini’ e di ‘punizioni’ per gli ufficiali che hanno disatteso le consegne sulla composizione del contingente».

Problemi militari russi
Secondo le stime dei servizi di intelligence occidentali alla fine di febbraio la Russia aveva schierato circa 130.000 soldati su tre confini terrestri con l’Ucraina: a nord, in Bielorussia, a est, a ridosso delle repubbliche ribelli di Donetsk e di Lugansk, e a sud, in Crimea. È difficile stabilire quanti di quegli uomini siano effettivamente sul territorio ucraino. Ma venerdì, dopo un colloquio con il ministro della Difesa, Sergei Shoigu, Putin ha aperto ai sedicimila rinforzi che sempre secondo Shoigu sarebbero in arrivo dal medio oriente.
Il canale televisivo delle forze armate, Zvezda, ha trasmesso per tutto il pomeriggio le immagini di militari siriani pronti a combattere al fianco dell’esercito russo. Per loro Putin ha usato il termine «volontari».

Manodopera per operazioni speciali
La ricerca di manodopera per le operazioni speciali sarebbe in corso anche fra i lavoratori stranieri, in particolare fra quelli dell’Asia centrale che si trovano in Russia. Secondo il portale Eurasianet, i centri per l’immigrazione offrono da alcuni giorni una strada più rapida per ottenere la cittadinanza che passa per il servizio militare nelle zone di combattimento. Questo, insieme con il progressivo calo dell’occupazione nelle grandi città russe starebbe spingendo molti al ritorno in Uzbekistan, Kyrgyzystan e Tajikistanm aggiunge De Biase.

La scelta improvvisa di usare l’esercito per risolvere i colloqui sulla sicurezza con l’Europa e l’imprevedibile durata del conflitto stanno evidentemente costringendo l’élité militare putiniana a decisioni non ortodosse per mantenere il controllo sull’Ucraina.

REMOCONTRO

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