Browse By

La guerra non lascia e raddoppia: da 15 anni si moltiplicano crisi e vittime

Per il Global Peace Index, nel 2008 i conflitti tra stati in corso erano 51, oggi sono 91. Lo stesso vale per gli uccisi, passati a 238mila solo lo scorso anno, moltiplicazione incerta ma a sua volta verso il raddoppio. Tigrai, Yemen, Sud Sudan, Siria le aree ‘calde’, con la contabilità ucraina ancora agli inizi, segnata da propaganda a moltiplicare o nascondere e quindi ancora fuori statistica.

Il Global Peace Index
L’Istituto per l’Economia e la Pace (Institute for Economics and Peace) produce il Global Peace Index. L’Indice della Pace Globale (GPI) è un tentativo di classificare gli stati e le regioni in base a fattori che ne determinino lo stato di pacificità, o meglio l’attitudine di un determinato paese a essere considerato pacifico. L’indice su base annuale è sviluppato dall’Institute for Economics and Peace in collaborazione con un équipe di esperti di pace da istituti e da think tank su dati forniti e rielaborati dall’Economist Intelligence Unit, società di ricerca che fornisce analisi sulla gestione di stati e aziende. La lista è stata pubblicata per la prima volta nel maggio 2007 e in seguito ogni maggio o giugno successivo. Si ritiene sia il primo studio di classificazione di stati secondo ‘tassi di pacificità’.

Risultati chiave
Le morti per conflitti globali sono aumentate del 96% a 238.000

Nuovi dati mostrano un numero maggiore di morti in guerra in Etiopia rispetto all’Ucraina, eclissando il precedente picco globale durante la guerra siriana.
79 paesi hanno assistito a un aumento dei livelli di conflitto tra cui Etiopia, Myanmar, Ucraina, Israele e Sudafrica.
L’impatto economico globale della violenza è aumentato del 17% o $ 1 trilione, fino a $ 17,5 trilioni nel 2022, pari al 13% del PIL globale
Un blocco cinese di Taiwan causerebbe un calo della produzione economica globale di 2,7 trilioni di dollari, quasi il doppio della perdita verificatasi a causa della crisi finanziaria globale del 2008.
Nonostante il conflitto in Ucraina, 92 paesi hanno migliorato le spese militari e 110 hanno ridotto il personale militare.
I conflitti stanno diventando sempre più internazionalizzati con 91 paesi ora coinvolti in qualche forma di conflitto esterno, rispetto ai 58 del 2008.
Impatto della guerra in Ucraina sulla pace
L’Ucraina ha registrato il maggiore deterioramento, scendendo di 14 posizioni al 157esimo posto

L’impatto economico della violenza è aumentato del 479% o 449 miliardi di dollari, pari al 64% del PIL dell’Ucraina.
Nonostante il conflitto, il tasso di incarcerazione, le manifestazioni violente, l’impatto del terrorismo e il tasso di omicidi in Russia sono migliorati nell’ultimo anno, con il tasso di omicidi al minimo dal 2008.
Il 65% degli uomini in Ucraina di età compresa tra 20 e 24 anni è fuggito dal paese o è morto nel conflitto.
Da 9 anni di male in peggio
La 17a edizione dell’annuale Global Peace Index (GPI), la principale misura mondiale di pace, rivela che il livello medio di pace globale è peggiorato per il nono anno consecutivo, con 84 paesi che registrano un miglioramento e 79 un peggioramento. Ciò dimostra che i peggioramenti sono stati maggiori dei miglioramenti, poiché l’aumento post-COVID dei disordini civili e dell’instabilità politica rimane elevato mentre i conflitti regionali e globali accelerano.
Guerre moltiplicate e ‘invincibili’
Tra i pochi quotidiani nazionali in Italia a prestare attenzione al ‘Peace Index’, il quotidiano dei vescovi Avvenire, e non è una scusa per chi l’attenzione la rivolge altrove. Angela Napoletano da Londra è invece attenta e ci avverte che sono sempre più numerose le guerre che si combattono oggi nel mondo. «E pure più logoranti perché ‘invincibili’. Nessuno perde, nessuno vince». Il Global Peace Index pubblicato a Londra, vede l’Islanda in testa, tra le nazioni più al riparo dal rischio di un conflitto insieme a Danimarca, Irlanda, Nuova Zelanda e Austria, ma sono i Paesi in coda alla strana classifica a dover far paura al mondo: l’Afghanistan seguito da Yemen, Siria, Sud Sudan e Repubblica democratica del Congo come assaggio.

Indagine complessa, realtà difficile
Lo studio 2022 è stato condotto su 163 Paesi, rappresentativi del 99,7% della popolazione mondiale. Decisamente complessivo. 23 gli indicatori qualitativi e quantitativi presi in considerazione. Ha misurato, per esempio, l’instabilità politica, le relazioni con i vicini, gli sfollati interni, l’accesso alle armi e il tasso di polizia. I risultati dell’analisi, condensati in un rapporto di 98 pagine, mettono a fuoco una realtà difficile.

La guerra raddoppia. Cina, Stati Uniti e India sempre più armati
I governi coinvolti in qualche forma di guerra, ora, sono 91. Nel 2008, quindici anni fa, erano 58. Lo stesso per le vittime che l’anno scorso, secondo i calcoli dell’istituto, sono state 238mila. La stima più alta dal genocidio in Ruanda del 1994. È l’internazionalizzazione del conflitto? La guerra tra Russia e Ucraina ha contribuito ad aggravare lo scenario ma il dossier segnala che la pace perde colpi in modo continuo da quindici anni a questa parte. Nonostante la maggior parte dei Paesi (fatta eccezione per Cina, Stati Uniti e India) stia riducendo il ruolo degli eserciti.

I morti di peso diverso
I livelli di tensione sono cresciuti in 79 Paesi tra cui Myanmar, Israele e Sudafrica. Aumenta, inevitabile, anche il numero delle persone uccise. In più passaggi il dossier sottolinea che i morti della guerra in Ucraina non sono quanti quelli mietuti in Etiopia (più di 100mila nel conflitto del Tigrai), valore che eclissa il picco registrato durante la guerra siriana.

L’impatto economico della violenza
Lievita anche l’impatto economico della violenza. L’anno scorso, gli scontri armati hanno mandato in fumo, in totale, 17,5 trilioni di dollari, il 13% del Pil globale. «Dati come questo dovrebbero bastare a scoraggiare anche solo l’idea di imbattersi in uno scontro armato». Si tratta di un fardello economico sempre più pesante», considera il direttore della ricerca, Thomas Morgan.

Le guerre impossibili da vincere
Altro ‘dettaglio’ da suggerire a Mosca, a Kiev e alla Nato: «Le guerre sono cambiate si combattono tra più parti e con tecnologia militare sempre più sofisticata. Per questo sono diventate per lo più impossibili da vincere».

REMOCONTRO

Please follow and like us: