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‘La pace non russa’. Le mille voci del pacifismo

di  Ennio Remondino

Più di 100 mila sfilano a Roma fino a piazza San Giovanni: «Diversi ma uniti, la fraternità unica arma per battere chi vuole la guerra» scrive Avvenire. A Roma sfila il popolo della pace, un arcipelago di associazioni laiche, cattoliche e sindacali chiede il cessate il fuoco in Ucraina e la via diplomatica per la fine della guerra. Conte: ora basta armi a Kiev. Letta non è d’accordo, per lui qualche contestazione. Pd diviso. A Milano in pochi con Calenda che accusa i pacifisti.

«Europe for Peace»
Più di 100mila persone da tutta Italia in piazza della Repubblica a Roma dove la coalizione «Europe for Peace» ha chiamato a raccolta un movimento ampio e persino disomogeneo (tanti i fischi al Pd di Enrico Letta) «ma che ha rilanciato la partecipazione come sasso lanciato nello stagno melmoso della rassegnazione della società italiana», sottolineano Emanuele Giordana, e Massimo Franchi sul Manifesto. «La via della pace non si percorre con le armi», la sintesi su Avvenire. Un movimento che chiede a gran voce negoziato subito, cessate il fuoco, Conferenza di pace sulla guerra ucraina.

Bella Ciao
Il corteo parte sulle note di Bella Ciao. Con il mitico «servizio d’ordine» della Cgil scortare il primo striscione portato da boyscout. Seguono le bandiere dell’Unione degli universitari, spezzone giovanile. Poi il Movimento non violento, l’associazione delle Ong italiane, Mir, Libera. Seguono le Acli, presenza forte con molti palloncini e bandiere bianche seguite da quelle blu di Sant’Egidio. In mezzo c’è Banca Etica. Dopo Legambiente arriva il camion dell’Arci, una gigantografia di Guernica circondata da palloni rossi. Arriva Emergnecy e poi l’Anpi. E le rappresentanze di chi soffre altre guerre: bandiere palestinesi ma anche iraniane. C’è un gruppo di Hazara, comunità perseguitata in Afghanistan, e un gruppo di birmane del Myanmar martoriato.

La solidarietà richiamata nella piattaforma di Europe for Peace con le vittime di «tutte le guerre», anche quelle di chi muore spesso cercando di scappare da loro. Striscione pro-immigrati: «La miglior difesa è l’attracco».

La malattia della pace
Scalda la piazza don Luigi Ciotti: «Noi siamo qui perché abbiamo la malattia della pace, per cercarla sono necessari conflitti nella nostra coscienza, una coscienza inquieta di dubbi, non di certezze. Sono i dubbi che aprono le porte al confronto, al dialogo: diffidate di chi ha troppe certezze». Poi ‘la strana coppia’, Andrea Riccardi con Maurizio Landini. Il fondatore di Sant’Egidio: «Sento parlare di “pace come tradimento”, invece si tradisce la pace se la si considera in questo modo».
Maurizio Landini, l’uomo che più ha mediato per allargare al massimo la manifestazione. «Siamo più di 50 ma non siamo pericolosi», ironizza sul decreto Rave del governo ma poi il segretario della Cgil usa parole dure per ben altro. «Noi non vogliamo rassegnarci alla guerra, il mondo non può vivere senza la pace: non è retorica avendo alle spalle il ’900. Ci sono sommergibili nucleari in giro per il Mediterraneo, l’uomo sta mettendo a rischio la sua stessa esistenza». Per Landini «ora è il tempo della politica».

Il tempo della politica e tante diversità unite
«La bellezza di questa piazza è l’unità, l’aver messo assieme tante diversità, questa è la piazza della fraternità» (cosa che la politica di centro sinistra non ha saputo fare). L’attacco a Calenda e Renzi: «Non hanno capito assolutamente nulla, non siamo equidistanti, siamo contro chi ha voluto questa guerra e difendiamo il popolo ucraino. Dopo 8 mesi se non riparte la diplomazia rischiamo una guerra nucleare».

Il mondo del lavoro e la pace per il popolo ucraino
Poi torna sindacalista: «Il mondo del lavoro sta pagando sulla sua pelle questa guerra: aumentano le diseguaglianze e i poveri. Per questo non siamo utopisti ma, nel chiedere la pace, i più realisti». E alla piazza dice: «Non so come chiamarvi: compagni, amici, fratelli. Non ci fermeremo finché non ci sarà la pace e il popolo ucraino potrà vivere in pace sulla propria terra».

REMOCONTRO

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