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L’Ucraina che resiste. Kiev circondata sotto attacco. Putin: no al dialogo e invito al colpo di stato

Terzo giorno di guerra: le truppe di Mosca hanno lanciato l’assedio a Kiev, dove il presidente Zelensky prova a resistere. Putin invita i militari di Kiev a rovesciare il governo e a prendere il controllo del Paese. Il presidente russo tira dritto. Ma a Mosca cresce il dissenso interno
Dopo una conferenza stampa in cui il portavoce del Cremlino aveva proposto colloqui a Minsk e annunciato che i dirigenti dell’Ucraina avevano chiesto invece Varsavia – ma poi avevano «preso una pausa piuttosto lunga nelle comunicazioni, cioè erano spariti». Poi Putin a dire Niet

L’illusione di poter fermare la guerra
Ci mette due minuti e mezzo, Putin, a infrangere ogni possibilità che l’invasione dell’Ucraina possa fermarsi. Lo fa ancora una volta in diretta tv. «Una banda di drogati e neonazisti si è impadronita del potere e commette un genocidio nel Donbass, non ci stiamo scontrando con i soldati ucraini ma con gruppi nazionalisti, che sono neonazisti e seguaci di Bandera, il nazista ucraino che collaborò con Hitler e con l’Olocausto e oggi un eroe nazionale con tanto di medaglia postuma».

L’invito al colpo di Stato
Poi Putin si rivolge direttamente ai militari ucraini, ai loro vertici: «Prendete il potere nelle vostre mani, ci sembra più facile arrivare a un accordo con voi che con quella banda di drogati e neonazisti che si è installata a Kiev e ha preso l’intero popolo ucraino in ostaggio».

Assedio alla capitale
Intanto le truppe russe sono quasi dentro Kiev e quelle ucraine, invece del golpe, fanno saltare i ponti della città. Poi il presidente Zelensky scomparte per ore e si teme o il tradimento o peggio. Poi riappare in un video girato col telefonino, lui e il primo ministro e altri del governo, tutti in tuta mimetica, in una strada della capitale vicino alla sede del governo: «Siamo qui, siamo a Kiev, difendiamo l’Ucraina», e lo scrive Itar-Tass, l’agenzia ufficiale di Mosca, sottolinea il manifesto.

Russia isolata, tranne la Cina col dubbio
Isolato dal blocco occidentale e con problemi in casa che vedremo, contemporaneamente Putin incassa l’appoggio più grande di tutti, dalla Cina. La Cina che si dichiara «contro ogni sanzione illegale a carico della Russia», poi con una telefonata di Xi Jinping in cui il leader cinese afferma di voler «collaborare con la comunità internazionale per sostenere un concetto di sicurezza comune, globale, cooperativo e sostenibile con l’Onu al centro». Poi la Cina, in sede Onu, ribadisce comunque la dovuta salvaguardia della unità territoriale di ogni Paese, parlando di Ucraina ma pensando a Taiwan.

L’Onu al centro e non la Nato
Pechino appoggia apertamente Mosca, e contemporaneamente è un enorme partner commerciale di Kiev, «di cui ha comprato anche la Borsa», sottolinea Roberto Zanini. «Tra mosse sopra e sotto il tavolo, non è impossibile che ci sia Xi dietro a quelle richieste incrociate di colloqui».
«A patto che gli ucraini prima depongano le armi», aggiunge il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov. O golpe o resa incondizionata.

Successi russi dichiarati, problemi in casa
Alla fine della seconda giornata di guerra il ministero della Difesa di Mosca elenca i successi di giornata: 211 strutture militari distrutte, tra cui una ventina di sistemi missilistici, una quarantina di radar, 6 aerei, 1 elicottero, 5 droni… «È una letale lista della spesa, chissà se è vera, certo l’invasione sembra un po’ meno blitzkrieg del giorno prima, ma la sproporzione delle forze in campo resta enorme».

In Russia qualcosa scricchiola
Gli arresti nelle manifestazioni pacifiste sono arrivati a 1.800, con le prime condanne. Una petizione contro la guerra sulla piattaforma Change.org raccoglie 400mila firme in un solo giorno. In attesa di sentire il peso delle «sanzioni devastanti» millantate da Joe Biden, anche Mosca civile viene isolata nel mondo.
Artisti russi esclusi dall’Eurovision Song Contest che quest’anno si tiene a Torino, decisione dell’European Broadcasting Union che lo produce.
Annullato dalla Fia anche il Gran Premio di Formula 1 di Sochi, controllato dall’americana Liberty Media.
La Federazione internazionale dello sci annulla tutte le gare in Russia fino alla fine della stagione e niente europei di tiro a volo a Mosca.
Peggio per Mosca, le limitazioni di Facebook su alcuni account di media di stato russo.

Certo, ben poche cose mentre in Ucraina di spara e si muore. Ormai evidente che la previsione russa delle 48 ore per entrare a Kiev è stata un troppo ottimistica, ma questo non rassicura affatto sul prezzo che dovrà pagare la popolazione.

REMOCONTRO

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