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Monica Silvia, gocce d’amore in un oceano di dolore…

di Maria Luigia Alimena

Lei è Monica. Infermiera milanese di 31 anni. Una di quelle che non si accontenta di scalare il successo guadagnando la carriera. Monica è una di quelle che li aiuta a “casa loro” e a casa loro ci muore come una di loro.

È il 2010 Monica ha una laurea in Relazioni internazionali e studia per la seconda laurea in Scienze infermieristiche. Al Niguarda conosce la violenza dell’Africa, la vede con i suoi occhi negli occhi di quattro piccoli orfani dello Zimbabwe. Per 15 giorni se ne occupa come fossero suoi quei bambini. Sente che nella vita di un orfano, quando ne conosci il nome, quando li prendi in braccio, puoi fare la differenza. Monica non ha dubbi l’Africa è la sua missione.

Vuol essere un’infermiera in prima linea, una di quelle che non si accontenta della retroguardia. Mischia il suo sangue agli africani. In Africa tutto è violento: l’amore come l’odio, la gioia ed il dolore. L’ Africa è quel posto dove arrivi e non vedi l’ora di ripartire ma dove non vedi l’ora di tornare una volta lontano (cit Sebastiano Nino Fezza).

È il 3 settembre 2017 dopo un periodo in Mali, Monica torna in Sierra Leone, contrae la malaria nella sua forma più aggressiva e muore.

Monica come Silvia, come milioni di donne, di volontari che partono sapendo di sé che aiutare aiuta a vivere, aiuta ad amare.

Non c è luogo dove l’altro è “altro” da noi se sappiamo guardare, se sappiamo vedere quanta vita c’è oltre il dolore. Monica non si è accontentata di vivere un sogno, per quel sogno si è spenta vivendolo.

Un ringraziamento speciale a Claudio per avermi fatto conoscere questa storia.

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