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Oxfam: “A Gaza più morti al giorno di ogni altra guerra dal 2000”

Il tasso di mortalità giornaliero della guerra di Gaza è il più alto di qualsiasi altro grande conflitto del XXI secolo. Così uno studio dell’agenzia umanitaria Oxfam secondo cui l’esercito israeliano uccide in media circa 250 palestinesi al giorno

Il tasso di mortalità giornaliero della guerra di Gaza è il più alto di qualsiasi altro grande conflitto del XXI secolo. Lo rende noto uno studio dell’agenzia umanitaria Oxfam secondo cui l’esercito israeliano uccide in media circa 250 palestinesi al giorno e molte altre vite sono a rischio per colpa della fame, delle malattie e del freddo.

Mentre il conflitto si avvicina al suo centesimo giorno, elaborando dati disponibili al pubblico, Oxfam ha calcolato che questo numero è significativamente più alto di qualsiasi recente grande conflitto armato, tra cui quello in Siria (96,5 morti al giorno), in Sudan (51,6), in Iraq (50,8), in Ucraina (43,9) in Afghanistan ( 23,8) e in Yemen (15,8).

Inoltre, il rapporto ricorda le oltre 1.200 persone trucidate nei terribili attacchi di Hamas e altri gruppi armati in Israele il 7 ottobre e i 330 palestinesi uccisi in Cisgiordania.

Secondo Sally Abi Khalil, direttrice di Oxfam per il Medio Oriente, «la portata e le atrocità che Israele sta commettendo su Gaza sono davvero scioccanti». «Per 100 giorni – aggiunge – la popolazione di Gaza ha sopportato una vita d’inferno. Nessun luogo è sicuro e l’intera popolazione è a rischio carestia. Ãê inimmaginabile che la comunità internazionale stia osservando lo svolgersi del conflitto più mortale del 21° secolo, bloccando continuamente le richieste di cessate il fuoco».

Oxfam avverte inoltre che le persone sono costrette a rifugiarsi in aree sempre più piccole a causa dei continui bombardamenti che li spingono a fuggire dai luoghi che in precedenza erano stati definiti sicuri. Ma ora – si legge nel rapporto – nessun posto a Gaza è veramente sicuro. Oltre un milione di persone – più della metà della popolazione – sono state costrette a cercare rifugio a Rafah, al confine con l’Egitto.

Lo staff di Oxfam a Rafah denuncia un enorme sovraffollamento, pochissimo cibo e acqua e medicinali essenziali esauriti. Questa crisi è ulteriormente aggravata dalle restrizioni israeliane sull’ingresso degli aiuti, dalla chiusura dei confini, dall’imposizione di un assedio e dal rifiuto di accesso illimitato. Attualmente arriva solo il 10% degli aiuti alimentari settimanali necessari. Oxfam infine mette in guardia anche dalla massiccia minaccia alla vita rappresentata dalla fame e dalle malattie. L’arrivo del freddo e dell’umidità rende la situazione ancora più critica, con carenza di coperte, mancanza di combustibile per i dispositivi di riscaldamento e mancanza di acqua calda.

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