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Pena di morte, in Iran 106 donne impiccate durante la presidenza Rouhani, in India 102 persone alla forca nel 2019…

Il report periodico di Nessuno Tocchi Caino. Dieci islamisti al patibolo in Bangladesh per un attentato altre otto condanne capitali in Tunisia.

Il “ramo” femminile della Resistenza Iraniana (Ncr-iran) il 20 gennaio scorso ha pubblicato la lista delle 106 donne giustiziate da quando, nell’agosto 2013, Hassan Rouhani è stato eletto presidente dell’Iran, incarico confermatogli per un secondo mandato nel maggio 2017. Lo rende noto Nessuno Tocchi Caino, una lega internazionale di cittadini e parlamentari per l’abolizione della pena di morte nel mondo, fondata a Bruxelles nel 1993 e riconosciuta nel 2005 dal Ministero degli Esteri italiano come ONG abilitata alla Cooperazione allo sviluppo.

E comunque sono numeri per difetto. I dati sono stati raccolti da materiale pubblicato dalla stampa filogovernativa iraniana, dagli attivisti per i diritti umani e dai loro siti Web o da fonti private in contatto con la Resistenza iraniana. Nella titolazione della notizia, le donne giustiziate sono indicate in 105, ma il conteggio dei nominativi indicati e il raffronto con il database di Nessuno tocchi Caino (dal gennaio 2018 ad oggi) porta il totale a 106. Come sempre in questi, casi Ncr-iran indica che le cifre effettive potrebbero essere decisamente più elevate, poiché la maggior parte delle esecuzioni in Iran vengono eseguite in segreto, e le fonti indipendenti non sempre riescono ad averne notizia.

INDIA

Delitti sessuali i più sanzionati: nel 2019 102 persone al patibolo. I tribunali indiani hanno emesso 102 condanne a morte nel 2019, oltre il 60% in meno rispetto alle 162 condanne a morte del 2018. I tribunali hanno in particolare sanzionato gli omicidi con violenza sessuale – la percentuale di condanne a morte emesse nel 2019 per omicidi che coinvolgono reati sessuali è stata del 52,94% (54 su 102 condanne capitali), la più alta degli ultimi quattro anni. Il 2019 ha visto anche il maggior numero di conferme da parte delle Alte Corti negli ultimi quattro anni; 17 delle 26 conferme (65,38%) riguardano reati di omicidio con violenza sessuale. La Corte Suprema, principalmente durante il mandato del precedente capo della magistratura indiana Ranjan Gogoi, ha ammesso e trattato 27 casi capitali, il numero più alto in un anno dal 2001.

La ricerca sul sistema giudiziario penale. Questi sono i dati principali contenuti nella quarta edizione di The Death Penalty in India: Annual Statistics, presentato dal Progetto 39A presso la National Law University (NLU), Delhi. Il Progetto 39A è un’iniziativa di ricerca focalizzata sul sistema giudiziario penale e in particolare sulle questioni di assistenza legale, tortura, pena di morte e salute mentale nelle carceri. Il Rapporto contiene notizie di condanne a morte pronunciate da tribunali pubblicate on line da testate giornalistiche in inglese e hindi e ha verificato questi numeri con quanto pubblicato su siti Web di alte corti e tribunali distrettuali.

BANGLADESH

A morte 10 islamisti per attentato contro raduno comunista. Un tribunale del Bangladesh ha condannato a morte 10 militanti islamici il 20 gennaio scorso per l’attentato esplosivo contro un raduno comunista, che due decenni fa uccise cinque persone. Nel gennaio 2001 diverse bombe furono fatte esplodere a Dhaka ad un meeting del Partito Comunista del Bangladesh e la polizia ha accusato un gruppo legato al fuorilegge Harkat-ul-Jihad al Islami (HUJI) dopo un’indagine durata diversi anni. L’attacco è stato uno dei tanti realizzati da gruppi militanti i cui membri tornavano in Bangladesh dal conflitto in Afghanistan all’inizio degli anni 2000. Il 20 gennaio, il procuratore della città di Dhaka, Abdullah Abu, ha riferito all’AFP che 10 membri dell’HUJI sono stati riconosciuti colpevoli e condannati a morte. “Hanno effettuato l’attentato come parte della loro jihad per stabilire un governo islamista. Volevano sporcare l’immagine del governo secolare e creare l’anarchia”, ha detto il magistrato dell’accusa. Due membri del partito comunista che erano accusati di coinvolgimento sono stati assolti.

TUNISIA

Otto condannati a morte per l’uccisione di guardie presidenziali. Un tribunale tunisino il 17 gennaio scorso ha condannato a morte otto persone per un attentato suicida che prese di mira un autobus della guardia presidenziale a Tunisi nel novembre 2015.
L’attacco, rivendicato dallo Stato Islamico (IS), uccise 12 guardie presidenziali e ne ferì altre 20. Il vice procuratore Mohsen el Daly ha comunicato che la quinta camera del Tribunale di primo grado di Tunisi – specializzata in crimini terroristici – ha emesso otto condanne a morte, un ergastolo e una pena detentiva di 10 anni. Gli imputati sono stati giudicati colpevoli di “omicidio volontario e appartenenza a gruppi terroristici”, ha detto Daly, precisando che solo quattro degli imputati sono stati presenti durante il processo.
Gli altri sono stati condannati in contumacia, ha detto all’agenzia di stampa tunisina TAP. Il tribunale ha inoltre stabilito risarcimenti per le famiglie delle persone uccise e ferite nell’attacco.

TEXAS (USA)

Giustiziato Iohn Gardner. John Gardner, 64 anni, bianco, è stato giustiziato con un’iniezione letale nel carcere di Huntsville, in Texas, il 15 gennaio scorso. Era stato condannato a morte nella Collin County il 14 novembre 2006 con l’accusa di aver ucciso la moglie Tammy Dawn Gardner nel gennaio 2005, 2 settimane prima che il divorzio divenisse definitivo. Gardner nel 1983 aveva già ucciso una ragazza che all’epoca era sua moglie, Rhoda Gay Gardner, che aveva 18 anni ed era incinta. All’epoca, Gardner aveva 26 anni e, arrestato, aveva confessato. Nelle sue dichiarazioni finali, Gardner si è scusato più volte con il figlio, la figlia e la madre della moglie, che guardavano attraverso una finestra a pochi metri di distanza. Poco dopo l’inizio dei primi effetti della dose letale di pentobarbital, un barbiturico ad azione rapida, Gardner ha fatto 3 respiri profondi, ed ha iniziato a russare. Dopo alcuni secondi, tutti i movimenti si sono fermati. È stato dichiarato morto alle 18:36 (ora locale), 16 minuti dopo l’inizio della procedura.

Il record di condanne a morte del Texas. Gardner diventa il primo detenuto giustiziato quest’anno in Texas, e il 568° in totale da quando lo Stato ha ripreso le esecuzioni nel 1982. Gardner diventa il primo detenuto giustiziato quest’anno negli Stati Uniti e il 1.513° in totale da quando la nazione ha ripreso le esecuzioni il 17 gennaio 1977. L’anno scorso, 22 detenuti sono stati giustiziati negli Stati Uniti, nove dei quali in Texas, confermando il “record” del Texas come Stato che compie più esecuzioni.

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