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Piazza Fontana, la strage nera. Il dovere della memoria…

Le inchieste, i testimoni, l’ombra dei servizi: cosa sappiamo 50 anni dopo. L’intreccio tra eversori e apparati dello Stato. L’indagine riaperta negli anni Novanta.

di Antonio Carioti

L’Italia repubblicana conosceva da sempre la violenza politica, ma la bomba esplosa cinquant’anni fa a Milano, nella sede della Banca nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana, segnò una svolta agghiacciante. Il 12 dicembre 1969 vennero assassinate e ferite, a tradimento e a caso, persone innocenti e ignare, alle prese con gli impegni del lavoro e della vita quotidiana. Si colpiva nel mucchio, senza alcun riguardo. Da quel momento nessun cittadino poteva più ritenersi al sicuro. Mezzo secolo dopo, il bilancio che se ne può trarre è duplice. Da una parte la democrazia italiana ha respinto con successo l’aggressione del terrorismo, cominciata allora. Dall’altra non vi è stata giustizia: l’eccidio resta senza colpevoli, anche se dalle inchieste giudiziarie e dalle ricerche storiche emerge con sufficiente chiarezza che la responsabilità va addebitata all’estrema destra neonazista. Molti interrogativi però rimangono aperti, specie in riferimento al ruolo equivoco svolto da alcuni apparati di sicurezza. E resta il dovere della memoria verso le vittime e i loro cari, verso coloro che furono ingiustamente accusati (come l’anarchico Giuseppe Pinelli, morto mentre era trattenuto illegalmente dalla polizia), verso la città e il Paese intero.

I fatti
Su questi due versanti si muove il libro La strage di piazza Fontana (in edicola da sabato 7 dicembre), aperto da una prefazione di Giangiacomo Schiavi, con il quale il Corriere della Sera ha voluto portare un proprio contributo al dibattito. Abbiamo cercato di ricostruire i fatti: un contesto storico segnato da forti tensioni; la meccanica dell’azione terroristica, con cinque attentati (due a Milano e tre a Roma) in poche ore; l’avvio delle indagini, la perdita di credibilità della pista anarchica e l’affiorare di quella nera, con la scoperta di rapporti inquietanti tra eversori e servizi segreti. Inoltre abbiamo ripercorso, con Luigi Ferrarella, il tortuoso iter giudiziario, il controverso trasferimento del processo da Milano a Catanzaro, le condanne in primo grado e le assoluzioni in appello, la riapertura dell’inchiesta negli anni Novanta, le nuove sentenze, gli ultimi filoni battuti dagli inquirenti. Abbiamo puntato i riflettori anche su alcuni aspetti particolari: Giovanni Bianconi narra la sorte di tre coraggiosi magistrati (Vittorio Occorsio, Emilio Alessandrini, Antonino Scopelliti) che si occuparono degli attentati avvenuti nel 1969 e poi vennero assassinati per altre ragioni; Gianfranco Bettin esplora l’ambiente in cui maturò la trama criminale, l’estremismo di destra del Nordest.

I testimoni
Abbiamo dato la parola ai testimoni: il nostro collega Giacomo Ferrari, che era nella banca in cui esplose l’ordigno; un maestro del giornalismo come Corrado Stajano, che fu tra i primi ad accorrere sul posto. E poi ci siamo rivolti, con Giampiero Rossi, all’Associazione delle famiglie delle vittime di piazza Fontana (17 furono in tutto i morti), che si è battuta coraggiosamente per ottenere giustizia e da parecchi anni svolge un lavoro encomiabile per evitare che vada dispersa la memoria di quanto accadde. Sul punto più spinoso, cioè sulle ragioni dell’eccidio e su quanta responsabilità portino alcuni settori dello Stato, specie per la mancata individuazione dei responsabili, abbiamo chiamato a confrontarsi due studiosi di opinioni diverse, Aldo Giannuli e Vladimiro Satta, che hanno dato vita a una discussione a tratti polemica, ma pacata e civile nei toni.

Piazza Fontana è un evento lontano, ma denso d’insegnamenti. Bene hanno fatto il Comune e il sindaco Giuseppe Sala, nel cinquantesimo anniversario, a preparare una nuova installazione nel luogo dell’eccidio e a programmare una serie d’iniziative commemorative, alla quali parteciperà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Milano ha superato quella terribile prova, ma non la dimentica. E il Corriere con lei.

www.corriere.it

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