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Il grande gioco euroasiatico: sempre più Asia e sempre meno Europa

Alberto Negri è come sempre diretto e severo nelle sue analisi. L’incontro di oggi ad Antalya tra Lavrov e Kuleba presente il ministro Cavusoglu. «Ancora una volta Ankara si distacca dall’Ue e dagli Stati Uniti: la sua astensione sulle sanzioni è rilevante perché parliamo del secondo maggiore esercito della Nato», scrive sul manifesto.

di  Alberto Negri

La Turchia si sente talmente autonoma nella Nato che non ha imposto a Mosca neppure una sanzione, cosa che gli alleati europei e americani -media compresi- evitano accuratamente di sottolineare.

La mossa diplomatica più rilevante
Ancora una volta Ankara si distacca dall’Unione europea e dagli Stati Uniti: la sua astensione sulle sanzioni è rilevante perché parliamo del secondo maggiore esercito dell’Alleanza Atlantica e del Paese che si affaccia sul Mar e Nero e controlla gli Stretti dei Dardanelli, ovvero in posizione strategica di prima linea.

Turchia e Russia in competizione
Turchia e Russia sono paesi in competizione ma che collaborano in campi strategici. La cooperazione tra Putin ed Erdogan si è sviluppata in diversi ambiti. Il più importante è costituito dall’energia, e in particolare dal gas naturale. Con oltre il 33% degli approvvigionamenti di gas, la Russia è il primo fornitore della Turchia, nonostante negli anni la quota russa si sia ridotta come conseguenza della diversificazione energetica perseguita da Ankara e per l’arrivo sul mercato turco del gas dall’Azerbaigian. Il gas russo, che giunge in territorio turco attraverso due gasdotti sottomarini nel Mar Nero (il Blue Stream, costruito da Eni e inaugurato nel 2003, e il TurkStream, messo in funzione nel 2020), garantisce flussi costanti che non si sono interrotti neanche nelle fasi più critiche delle relazioni bilaterali, come quella seguita all’abbattimento di un jet russo in Siria da parte delle forze turche nell’ottobre del 2015.

Dall’energia agli armamenti e al nucleare
Alla cooperazione energetica si aggiunto un nuovo e assai sensibile comparto, quello della difesa. Nel 2019 Ankara ha infatti acquistato il sistema di difesa missilistico russo S-400, per cui la Turchia, membro della Nato, è stata espulsa dal programma degli F-35.
Al di là del gas, la collaborazione si è estesa anche al nucleare, con la società russa Rosatom che sta sviluppando la prima centrale nucleare turca nell’Anatolia meridionale, che dal 2025 dovrebbe produrre circa il 10% del fabbisogno di elettricità. Le forniture energetiche ovviamente costituiscono la parte più consistente degli affari bilaterali.

La Russia isolata da chi?
La Russia è il terzo partner commerciale della Turchia dopo Germania e Cina, con un interscambio di 34,7 miliardi di dollari nel 2021, e il secondo fornitore dopo la Cina. Inoltre i russi sono stati nel 2019 i turisti più numerosi in Turchia con 7 milioni di presenze. E i russi sono stati anche i primi a tornare quando lo hanno consentito le misure sulla pandemia.

Triangolo Pechino-Ankara-Mosca
Il fatto che la Cina abbia forti interessi in Turchia, dove l’inflazione al 50% sta abbattendo i prezzi reali delle acquisizioni di imprese e infrastrutture, rende ancora più interessante il triangolo Pechino-Ankara-Mosca: di fatto questi tre Paesi controllano direttamente o indirettamente gran parte dei traffici terrestri e navali (nel caso di Turchia e Cina) tra l’Asia e l’Europa. Ecco perché la Russia punta a impadronirsi di Odessa e della fascia costiera ucraina. La Cina controlla porti rilevanti: un paio in Turchia, il Pireo in Grecia e una parte di Haifa in Israele. La Turchia ha la sua sfera di influenza, in aspra concorrenza con la Grecia e la Ue, nel Mediterraneo orientale che ora con politica della Patria Blu e l’intervento in Libia del 2019 ha allargato fino alle coste della Tripolitania.

Dove Turchia e Russia si scontrano
Turchia e Russia sono anche in accesa competizione in diversi teatri di crisi, in particolare in Siria, Libia, Azerbaijan, dove i due paesi si trovano su fronti contrapposti, e dove entrambe cercano di consolidare le rispettive posizioni, evitando allo stesso tempo qualsiasi scontro diretto. Mentre il presidente Erdogan tiene aperti i canali di dialogo sia con Mosca che con Kiev con le forniture militari agli ucraini.

La minaccia sul Mar Nero
Per la Turchia che ha molto da perdere dal conflitto tra Kiev e Mosca, è in gioco la sicurezza e l’equilibrio di forze nel Mar Nero, area particolarmente sensibile nella storia delle relazioni turco-russe. Su questo sfondo, da una prospettiva turca, l’Ucraina costituisce un argine all’influenza e alla pressione russa nella regione del Mar Nero. Non sorprende che la Turchia non abbia riconosciuto l’annessione russa della Crimea nel 2014 e poi abbia venduto i suoi droni a Kiev.

Ma nonostante questo sostegno all’Ucraina la Turchia si guarda bene dal compiere mosse che possano compromettere i suoi interessi con Mosca. Alla faccia della Nato e degli europei.

REMOCONTRO

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