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La maledizione delle materie prime.

di Sebastiano Fezza

Niger, uno dei paesi più poveri del mondo dove, un anno si, un altro no, una terribile carestia falcia migliaia di vite umane, e pensare che il Niger è ricchissimo, è tra i primi produttori mondiali di una materia prima strategica, l’uranio, un tesoro immenso che però non è di alcun beneficio al popolo nigerino.


I primi che iniziarono a sfruttare questa importante risorsa naturale furono i francesi, quarant’anni dell’impresa francese Areva, che ora si chiama Orano, a seguire tutte le altre multinazionali occidentali.
Nel nord del Niger vi è un’area di circa 90.000 kmq, interessata allo sfruttamento dell’uranio senza nessuna precauzione sanitaria da parte delle società estrattive e del governo nei confronti della popolazione locale.
Un estensione enorme fortemente radioattiva, con ricadute gravissime sulle falde acquifere utilizzate sia dalle persone che dagli animali.
Un Paese poverissimo dove la maggior parte della popolazione non ha la luce elettrica in casa, vive di pastorizia e di agricoltura, il 63%, secondo stime dell’UNICEF, vive sotto la soglia di povertà estrema.


La quasi totalità dei bambini nigeriani non va a scuola, vivono di elemosina o si dedicano a piccoli traffici e attività illegali, è l’unico modo per sopravvivere.

Migliaia di bambini che di giorno girano le strade con pentolini in mano in cerca di elemosine, e di notte sniffano colla per placare i morsi della fame, bambini che hanno avuto la sfortuna di nascere in un paese ricchissimo nel sottosuolo, ma con una popolazione poverissima.

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