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La notte della mamma migrante e del bambino sui cartoni davanti alla prefettura di Agrigento

Un giaciglio duro e freddo, fra il marciapiede e l’ingresso della Prefettura. Lei, una giovane immigrata con un unico cruccio per la notte: proteggere quanto più possibile la sua piccola creatura.

Mercoledì notte la luna era uno spicchio sottilissimo nel cielo terso di Agrigento. Da queste parti non fa ancora freddo, ma la notte sa essere pungente. Qualcuno ha notato, distesi su dei pezzi di cartone, raggomitolati e coperti fin sopra la testa dai giubbotti, una giovane donna e un bambino, probabilmente madre e figlio. Avrebbero trascorso così la notte. Un giaciglio duro e freddo, fra il marciapiede e l’ingresso della Prefettura. Lei, una giovane immigrata con un unico cruccio per la notte: proteggere quanto più possibile la sua piccola creatura.

L’episodio è stato raccontato, con foto, da “Agrigento Notizie”. Qualcuno, racconta il giornale locale, ha avvisato le forze dell’ordine. La Questura è a poche decine di metri. “Probabilmente, una famigliola sbarcata a Lampedusa e trasferita a Porto Empedocle”, è stata la segnalazione. La borsa, ricolma di oggetti, che la donna aveva al seguito non è però quella tipica che viene consegnata, con indumenti vari, al momento dell’accoglienza e dell’ingresso in hotspot.

Non è la prima volta che ad Agrigento accade di imbattersi in scene come quella della scorsa notte davanti alla Prefettura. Spesso si vedono immigrati rifugiarsi sotto i portici di un vicino piazzale dove c’è la fermata degli autobus in partenza per Palermo, Catania, ma anche per Roma e altre località oltre lo Stretto. La vicinanza dei bus in partenza è un po’ come partire. Si stringono addosso le coperte termiche dorate ricevute al momento dello sbarco e si riparano come meglio possono, in attesa. Non una notte, tante notti. Con in tasca un foglio con l’obbligo di lasciare il territorio italiano. Uomini, donne, tanti ragazzi, molti bambini.

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