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Russia, campagna d’Africa: commercio +900% in un anno, soprattutto armi

La Russia post sovietica torna massicciamente in Africa. Prima le merci, armi soprattutto, e assieme influenza politica. L’anno scorso + 900% le esportazioni eguagliando la Turchia e distanziando gli Usa di Trump, fermi al +200%.
La guerra in Siria è stata la grande vetrina per il mondo degli affari militari russi: la vittoria dell’Armata rossa ha spianato la strada a una neo-penetrazione fortissima anche in Africa. A fine 2019, piazzate in Africa 4 miliardi di dollari di armi, soprattutto aerei da guerra, sistemi di difesa antiaerea, veicoli blindati, armi leggere, missili anticarro e navi.

Russia post sovietica cerca nuovo impero
Pezzi d’impero, eredità sovietica, che se ne vanno, la riconquista coloniale quasi zarista con Putin a capo, che ritorna. «E la Russia riscopre la grandezza di un tempo in Africa», scrive Francesco Palmas, su Avvenire. Partita in sordina quindici anni fa, la marcia africana del Cremlino si è fatta inarrestabile. L’anno scorso ha incrementato del 900% le sue esportazioni continentali, eguagliando la Turchia e distanziando gli Usa (+200%), che ammainano la bandiera anche sul piano militare». ‘America First’ chiusa in casa, il disinteresse del vertice politico-strategico, con l’Us Army -ci spiegano- che ha fuso le componenti Europa ed Africa assieme. Africom comando militare per l’Africa con base in Europa, e ambedue i continenti sempre più lontani.

‘Africom Usa’, comando militare e scelte politiche
Stati Uniti, almeno sino ad oggi, sempre più lontani. La Gran Bretagna di Boris Johnson che chiude la Manica e apre l’Atlantico (ora, con Biden potenzialmente più tempestoso), e l’Europa continentale, l’Eurasia che scende di attenzioni verso l’Africa. «È un ritorno al passato, alla situazione antecedente alla nascita dell’Africom. Un azzardo, mentre i rivali geopolitici sono all’arrembaggio». Tutti a gridare sull’Africa cinese, ma la Russia non sta a guardare. «Per bruciare le tappe, Mosca ha sguinzagliato i suoi mastini. Si affida spesso ad aziende dirette da oligarchi con trascorsi africani, come Igor Sechin, presidente di Rosneft, vicinissimo a Putin, coinvolto nei servizi di sicurezza in Angola e in Mozambico negli anni ’80».

Battaglia di mercato a colpi di armamenti
«Rosoboronexport è l’altra scommessa russa: vende armi. In Maghreb non ha rivali. In Africa subsahariana, patisce non poco la concorrenza di Pechino». La guerra Etiopia- Tigray si combatte soprattutto con armi cinesi, ed esempio. Ma Mosca, superato il declino post sovietico, «sta contrattaccando su tutti i fronti, anche in Etiopia». Rosatom vi costruirà la prima megacentrale nucleare d’Africa, Rosoboronexport , il colosso russo dell’armamento ha ripreso a correre. Le strategie politiche sono ovviamente del Cremlino, a colpi di accordi di cooperazione militare. Sette solo fra il 2010 e il 2017. E poi a raffica: «Negli ultimi tre anni, ne ha firmato più di 20. Ha irretito anche Angola, Guinea, Guinea-Bissau, Mali e Mauritania, allarmando l’Occidente, sospettoso che gli accordi puntino a ghermire diritti minerari e partenariati energetici», sottolinea Palmas.

Mosca coopera sul piano militare con metà Africa
La Russia delle armi e quella dei soldati; militari russi ufficiali e quelli ‘ufficiosi’. I mercenari dell’ormai noto ‘Gruppo Waghnar’, attivissimi in Centrafrica, in Mozambico, in Sudan, in Mali e in Libia. «Altre volte è più raffinata. Nominato nel 2014, l’inviato speciale di Putin per l’Africa, Mikhail Bogdanov, è stato in missione ufficiale pan-continentale più di 50 volte. Con ottimi risultati». In Mali ad esempio, dove la Francia post coloniale è il primo bersaglio del nuovo governo militare dopo il golpe d’agosto. E in Ciad, confine sud della Libia. Operazioni militare in Shael, in cui è coinvolta anche l’Italia, sempre più a rischio con Parigi in ritirata. Problemi francesi anche in Centrafrica dove la Russia cresce . «Valeri Zakharov è consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Touadéra. È un ex agente dell’intelligence russa, riciclatosi poi con Evgenij Prigozhin, proprietario principale del Gruppo Wagner».

Wagner Group o Sewa Security Service
«Guarda caso, i contractor di Sewa Security Service (Sss), paravento del Wagner Group, sono i pretoriani di Touadéra». Mosca-, Centrafrica a gonfie vele. Un anno fa in ministro della Difesa, ha accennato alla possibilità di installare una base militare russa nel Paese. Tra amici questo ed altro: vero è che il presidente Touadéra e il premier Firmin Ngrebada ad ottobre erano a Mosca, per il compleanno di Putin. I due vanno spesso in Russia, anche a trattare importanti forniture di armi, non sia mai che servano in casa dopo il voto di dicembre. Per un alto responsabile Onu –sempre su Avvenire-, «i russi si stanno stabilendo in Centrafrica per creare un duplice asse d’influenza, a nord, attraverso il Sudan e, a sud, verso l’Angola».

Semina bene che poi raccogli. L’11 novembre, hanno firmato a Khartum un preaccordo per la concessione della base navale di Port Sudan nel Mar Rosso (vedi remocontro https://www.remocontro.it/2020/11/24/prima-base-navale-russa-in-africa-in-sudan-tra-suez-e-bab-el-mandeb/)
Un enorme successo geopolitico, che proietterà la rinascente Eskadra mediterranea russa verso l’Oceano Indiano e il Golfo Persico, estromettendo definitivamente la Turchia da Suakin (vecchio e inadeguato porto sudanese di appoggio).

La vendetta di Putin per l’incursione del ‘sultano’ Erdogan nel Caucaso russo (Azerbaijan-Armenia).

REMOCONTRO

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