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Siria. Libera dopo 10 anni ragazza yazida in mano al Daesh

di Luca Geronico

La ragazza, una «schiava del sesso» rapita nel 2014 nel Sinjar iracheno, era tenuta prigioniera dai fondamentalisti nel campo profughi di al-Hol. Con lei liberati anche i due figli.

Le forze democratiche siriane, sostenute dagli Stati Uniti, hanno liberato una donna yazida che era rimasta detenuta per dieci anni dai combattenti del Daesh: durante la prigionia, a quanto riporta il Guardian, la donna è stata violentata e costretta a sposare estremisti. La donna, 24 anni, è stata salvata insieme ai due figli durante un’operazione di sicurezza da parte dei combattenti curdi nel campo siriano di al-Hol: la struttura, costruita per ospitare profughi della prima guerra del Golfo, in un “annex” ospita decine di migliaia di persone a rischio radicalizzazione. Si tratta in alcuni casi delle cosiddette “mogli dell’Isis” e figli dei combattenti dello Stato islamico.

La giovane, originaria del villaggio di Hardan, nel cuore della regione del Sinjar iracheno – teatro nel 2014 del genocidio degli yazidi – era stata rapita proprio da uomini affiliati al Daesh durante i massacri commessi durante l’instaurazione del Califfato islamico in Iraq e Siria. In quella avanzata delle milizizie jihadiste furono uccisi migliaia di uomini e rapite molte donne e adolescenti tenute come schiave del sesso.

“Hanno distrutto la mia vita. Sono stata venduta e comprata come una pecora”, ha dichiarato la donna, aggiungendo che a un certo punto si trovava con altre sei donne nella casa di un uomo anziano di nome Abu Jaafar, che la picchiava se lei lo rifiutava.
“Le donne che resistevano allo stupro venivano uccise”, ha raccontato.

Avvenire

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