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Spianata delle moschee violata, razzi su Gerusalemme, bombe su Gaza, 20 palestinesi uccisi

La polizia israeliana fa irruzione sulla Spianata, lacrimogeni nelle moschee, 300 feriti. Missili di Hamas sul sud di Israele che risponde con raid aerei: 24 palestinesi uccisi, tra di loro nove bambini. Bloccato l’ingresso agli aiuti umanitari. Il movimento popolare a Gerusalemme presidia Sheikh Jarrah.
«Grande preoccupazione per le azioni israeliane e per l’eventuale sgombero di famiglie palestinesi», da parte Usa.

Battaglia sulla Spianata delle Moschee
Gli scontri sempre più violenti sulla spianata delle Moschee, luogo santo per l’islam, si è trasformata in scontro aperto con Gaza dopo l’ultimatum di Hamas a Israele. Più di 30 razzi sono partiti dalla Striscia verso Gerusalemme e le comunità israeliane attorno all’enclave palestinese. «Una risposta all’aggressione e ai crimini contro la Città Santa e alle prevaricazioni contro il nostro popolo nel rione di Sheikh Jarrah e nella moschea al-Aqsa», rivendica Hamas. Immediata la risposta di Israele che ha colpito Gaza con attacchi aerei uccidendo, portavoce militare, «8 miliziani». Bilancio da Gaza, «24 persone uccise nel nord della Striscia e tra questi anche 9 bambini».
Ieri sera, Israele ha annunciato la «chiusura totale» del valico di Kerem Shalom con la Striscia di Gaza, bloccando anche l’ingresso degli aiuti umanitari: effetto immediato e tempo illimitato. Un portavoce dell’esercito israeliano ha detto esplicitamente che «tutte le opzioni sono sul tavolo», compresa una eventuale invasione di terra.

Cosa succede a Gerusalemme
Diversi osservatori ritengono che le prossime ore saranno decisive per capire se le violenze potranno rientrare oppure sfoceranno in una nuova guerra. Le tensioni degli ultimi giorni erano culminate lunedì mattina nell’intervento armato della polizia israeliana sulla Spianata delle Moschee, uno dei luoghi più sacri per la religione musulmana. Secondo la Mezzaluna Rossa, erano stati feriti almeno 300 palestinesi, e come atto di ritorsione, i razzi da Gaza.
Da giorni a Gerusalemme la situazione era particolarmente tesa per le manifestazioni nel quartiere Sheikh Jarrah contro lo sfratto di tre famiglie palestinesi, su cui dovrebbe esprimersi in via definitiva la Corte Suprema israeliana. La popolazione di Sheikh Jarrah è per la maggior parte palestinese ma il sito è considerato sacro anche dagli ebrei per la presenza della tomba di Simeone il Giusto.
All’aumento della tensione hanno contribuito anche la frustrazione dei palestinesi per l’annullamento delle elezioni politiche – che il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha attribuito allo scarso coordinamento con le autorità israeliane.

Israele, crisi da troppa forza
Israele sta attraversando da tempo una crisi politica di cui non si vede la fine: nessuna delle quattro elezioni politiche tenute negli ultimi due anni ha prodotto una maggioranza stabile, e nell’ultima settimana l’ipotesi di un quinto voto si è fatta molto concreta. Fra circa tre settimane, inoltre, in Israele si tornerà a votare per le elezioni presidenziali.
Ancora più difficile prevedere come possano muoversi Hamas e il Jihad Islamico: l’ennesimo annullamento delle elezioni, che in Palestina non si tengono dal 2005, li ha messi in grande difficoltà, certi di un successo elettorale rispetto a Fatah di Abu Mazen, accusato di inedia politica e corruzione
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Gerusalemme, cuore della crisi internazionale: Alberto Negri Commento di Alberto Negri sul Manifesto.

«Gli scontri nel ‘miglio sacro’ di Gerusalemme, dove già iniziarono negli anni Ottanta e Duemila la prima e la seconda Intifada, rilanciano una terza rivolta innescata dagli sfratti nel quartiere arabo di Sheikh Jarrah». Proteste e quadro politico.

«In Israele è in corso il tentativo di Lapid di formare un nuovo governo che significherebbe la fine dell’attuale premier Netanyahu, un evento che scuote la destra israeliana e anche il movimento dei coloni, più agguerrito che mai». In casa palestinese il rinvio, da 15 anni, delle elezioni.
«La minacciata espulsione di tredici famiglie palestinesi di Sheikh Jarrah, non è l’unica causa delle tensioni ma ne è il detonatore». «In Israele operano forze politiche di estrema destra legate a Netanyahu e decise a espellere i palestinesi da Gerusalemme. Il mese scorso abbiamo assistito a una serie di cacce all’uomo condotte da estremisti religiosi israeliani al grido di “morte agli arabi” nella più totale impunità». «Status quo è fragile mentre sbaglia chi ritiene ineluttabile la perdita di ‘centralità’ della questione palestinese nei rapporti tra Israele e il mondo arabo».
«Gerusalemme è il cuore del conflitto internazionale, non solo mediorientale. Quella che sembrava una confisca come un’altra – le case palestinesi di Sheikh Jarrah a favore del movimento dei coloni – è diventata adesso un fattore assai preoccupante. L’espansione della protesta palestinese al cuore della città santa e ad altre città, sta svegliando dal torpore i governi arabi. A interessare di più però non è soltanto la reazione giordana, iraniana o tunisina ma quella che arriva dagli Usa».

Mentre l’Italia e l’Ue o tacciono o raccontano il mantra bugiardo del «no alla violenza da una parte e dall’altra», dimenticando che lì c’è una occupazione militare, quella d’Israele sui Territori palestinesi.

REMOCONTRO

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