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Gaza. Msf: “Israele blocca la farina, arrivata a 33 dollari al kg”

La testimonianza di un operatore di Medici senza frontiere: “A volte mangiamo mangime per uccelli e asini e a volte l’erba che raccogliamo agli angoli delle strade. Cerchiamo di sopravvivere alla fame”

La vita è diventata cinque volte più difficile. Non riusciamo a trovare la farina perché l’esercito israeliano l’ha bloccata. Siamo costretti a mangiare cibo per animali per sopravvivere. A volte mangiamo mangime per uccelli e asini e a volte l’erba che raccogliamo agli angoli delle strade. Cerchiamo di sopravvivere alla fame”. Questa la testimonianza di Suhail Habib, membro dello staff a Gaza di Medici senza frontiere (Msf), che in una nota condivide l’audio dell’operatore. Habib aggiunge: “Sono tre giorni che non mangio e mia moglie continua a chiedermi: ‘Cosa hai mangiato oggi?’. Io rispondo che non ho fame. Torno a casa a mani vuote, senza cibo, senza farina, pane o riso. Oggi un chilo di riso costa 33 dollari, perciò non riesco a sfamare i miei figli. Inoltre non abbiamo acqua pulita, non c’è acqua potabile. Non abbiamo elettricità né medicine”.

L’operatore di Msf continua: “Mia madre soffre di pressione alta e diabete e non riusciamo a trovare i farmaci. Molte persone soffrono di problemi respiratori per il fumo e la polvere dei bombardamenti. Anche le malattie trasmissibili si stanno diffondendo rapidamente“. La lentezza dell’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia è stata denunciata dal World Food Programme, secondo cui entro maggio l’intera popolazione – pari a circa 2,3 milioni di persone – dovrà affrontare una grave carestia, mentre secondo il ministero della Sanità di Gaza ben 18 palestinesi hanno perso la vita per fame e sete. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha organizzato per oggi una visita a Cipro, presso il porto di Larnaca, per monitorare le infrastrutture e la logistica che saranno dedicate alla gestione delle navi cariche di aiuti umanitari che poi andranno a Gaza.

Non è chiaro quando l’hub entrerà in funzione, tuttavia le Nazioni Unite hanno tenuto a chiarire che le consegne via mare non sostituiscono le spedizioni via terra, in grado di trasportare un volume di rifornimenti maggiori. L’amministrazione americana del presidente Joe Biden intanto ieri ha annunciato la costruzione di un nuovo porto a Gaza, dedicato all’arrivo di aiuti umanitari. L’hub dovrebbe essere gestito da personale militare.

Fonte: Redattore sociale 

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