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Israele bombarda la stampa. Raid su campo profughi

Anche l’informazione sotto le bombe israeliane: distrutto l’edificio che ospitava al Jazeera e l’Ap. Sale a 145 il numero dei palestinesi uccisi, interi nuclei familiari cancellati. Otto le vittime israeliane dei razzi di Hamas. Sanders a Biden: «Le vite dei palestinesi contano». In Italia 50 cortei di protesta, immenso quella di Roma, oscurati dai tg.

Guerra senza frontiere, stampa e campo profughi
Nel sesto giorno di attacchi aerei consecutivi sulla Striscia, Israele ha abbattuto il grattacielo al-Jala, nel pieno centro di Gaza, che ospita la stampa internazionale e le televisioni. L’attacco mezz’ora dopo un preavviso, quando il palazzo era stato evacuato.
La scorsa notte almeno 10 persone, tra cui 8 bambini, sono state uccise nel raid israeliano sul campo profughi di Al-Shati nel nord della Striscia. Il bilancio delle vittime palestinesi dall’inizio degli attacchi, informa il ministero della Sanità di Hamas, è di 145 persone, fra cui 41 bambini. I feriti sono stimati in mille.
Non è un’invasione quella nella Striscia, come ha precisato l’esercito dopo «un errore di comunicazione» sull’ingresso di truppe (in realtà una trappola per i miliziani), ma intensi bombardamenti.
In particolare contro i tunnel di Gaza – luogo privilegiato dei comandi di Hamas – si sono mosse l’aviazione, i tank e le forze di terra schierate lungo il confine. Insieme, in 40 minuti, con circa 450 colpi hanno centrato oltre 150 «obiettivi sotterranei» nel nord della Striscia.
Resta alta intanto la tensione nelle città tra arabi e israeliani, con scontri segnalati l’altra notte a Lod e Tel Aviv. Finora sono 750 le persone arrestate da quando sono esplose le violenze interne in Israele.


Come nel 2008, nel 2012, nel 2014 e ora 2021

Michele Giorgio, NenaNews.

«Da ieri a Gaza non c’è più l’ufficio della tv qatariota Al Jazeera e neppure quello dell’agenzia statunitense Ap. Sono svaniti assieme a decine di appartamenti della Torre al Jalaa abbattuta dall’aviazione israeliana. Quel palazzo era conosciuto da tutti proprio per la presenza di al Jazeera. Chi scrive, come altri giornalisti stranieri, è stato più volte nel ‘palazzo dei media’».
Mustafa Souag, direttore generale di Al Jazeera, «lo scopo di questo crimine atroce è mettere a tacere i media e nascondere la carneficina e la sofferenza della popolazione di Gaza».
Negli stessi minuti la Casa Bianca ha timidamente ammonito che «La sicurezza dei media è una responsabilità essenziale».

A Gaza come le Torri Gemelle. E ora?
Piero Orteca, Gazzetta del Sud e Remocontro.
«Gli israeliani, all’inizio, hanno fatto finta di invadere via terra la Striscia di Gaza e invece l’han no colpita dall’alto, utilizzando in varie ondate ben 160 cacciabombardieri, che hanno praticamente fatto terra bruciata dell’immenso campo-profughi a cielo aperto. Nel mirino c’erano lo Stato maggiore e i combattenti di Hamas, spinti a rifugiarsi nei bunker sotterranei, poi colpiti tanto pesantemente».
«Secondo i media di Gerusalemme (Haaretz), per un bilancio completo delle vittime bisognerà aspettare diverso tempo».

Cade la maschera di Israele e anche la nostra
Alberto Negri, oggi sul Manifesto.
«’Le vite palestinesi contano’, ammonisce il leader democratico Bernie Sanders. Ma il presidente americano Biden che ieri ha mandato un inviato per verificare le possibilità di una tregua deve uscire dall’ambiguità: se concede a Israele di violare tutte le leggi e i principi più elementari di giustizia diventa complice di Trump e delle sue scellerate decisioni».
«In ballo non c’è soltanto un cessate il fuoco ma un’esecuzione mortale: quella che viene perpetrata ogni giorno al popolo palestinese messo al muro dalla nostra insipienza. E con le spalle al muro ci siamo pure noi che difendiamo con la stessa maschera dei governi israeliani la nostra insostenibile ipocrisia e disonestà intellettuale».

REMOCONTRO

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