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La scomparsa dei palestinesi dalla narrazione emozionale

di Alexandro Sabetti

C’è un grande assente nella narrazione drammatica di queste ore dal Medio Oriente: la scomparsa dei palestinesi, l’assenza di qualsiasi empatia verso il loro dolore.

La scomparsa dei palestinesi sui media embedded
Le immagini drammatiche di queste ore, con la pioggia di fuoco che si è abbattuta sulla Striscia di Gaza da parte dell’esercito israeliano, continua a riproporre un modello di comunicazione dei grandi mezzi d’informazione mainstream, in cui non vi è alcun afflato emozionale verso le vittime di una parte, completamente sbilanciato sul dolore dell’altra parte.

Lo possiamo vedere con un semplice esempio: qui potete leggere come una delle più grandi agenzie di stampa nazionali ci tenga a sottolineare il dramma di ogni singolo israeliano morto, come questa signora morta per essere caduta “mentre suonavano le sirene“, e contemporaneamente c’è una completa spersonalizzazione dei palestinesi. Sono un numero, si da per scontato che muoiano come mosche, senza storie, senza paure, senza dolore.

In questa narrazione della paura di una sola parte, ci sono gli israeliani sotto le sirene per la caduta dei razzi lanciati da Hamas. I palestinesi no. Sono un entità astratta, che si materializza solo quando reagiscono con atti violenti, quindi assimilabili in questa narrazione ai terroristi e non a combattenti per la propria autodeterminazione.

I palestinesi semplicemente non vengono nominati. Gaza, con la sua realtà di tutti i giorni, una storia tragica di prigione a cielo aperto, non esiste.

A seguire le cronache di questi giorni sembra quasi che in Israele ci sia stato un attacco alieno: all’improvviso, nella quieta esistenza dello Stato ebraico, delle misteriose entità sconosciute identificate con il minaccioso nome di Hamas, atterrando in quel di Gerusalemme, come le gigantesche navi aliene di Roland Emmerich negli anni ’90, hanno scatenato il panico e la guerra contro gli umani.

I razzi da Gaza arrivano improvvisi, un attacco immotivato e assurdo, una violenza gratuita dei palestinesi – e non di Hamas, eventualmente. Un attacco che quindi merita la reazione e la punizione dura che stiamo vedendo.

“Sirene ed esplosioni vicino a Gerusalemme, evacuato il Parlamento: razzi di Hamas da Gaza dopo gli scontri alla Spianata delle moschee”. Questo raccontava, per esempio, La Repubblica, sabato. Tutto improvviso. Peccato per una piccola omissione nella cronaca: nessuna menzione dell’assalto delle forze di sicurezza israeliane alla moschea di Al Aqsa durante il venerdì di preghiera, gravissima provocazione durante il Ramadan – ripreso e trasmesso da decine di emittenti; culmine di una repressione brutale di queste settimane alle iniziali proteste pacifiche dei palestinesi per la cacciata da Gerusalemme Est di quel che resta della comunità araba.

Di questo non v’è traccia. I palestinesi, esiliati dentro e fuori dalla loro terra, sono stati disumanizzati e ridotti a stereotipi dalla retorica israeliana e dei mezzi d’informazione occidentali, che sono riusciti così a razionalizzare l’occupazione, rendendola accettabile, così come la violenza dell’occupante, che è sempre per qualche giustificato motivo.

Come ha scritto il professor Paolo Desogus , docente alla Sorbonne Université:

La disumanizzazione di questo conflitto passa infatti anche per la spoliazione dei tratti storici, politici, psicologici dell’altro. Solo gli israeliani hanno paura, subiscono. Solo loro sono un popolo. Dall’altra parte si agitano forze anonime, abusive, intrinsecamente ostili. Nella misura in cui vengono ridotti a non-uomini i palestinesi non hanno diritti, non meritano dignità, possono essere combattuti con qualsiasi mezzo.

I palestinesi semplicemente non esistono, scompaiono come fantasmi, occultati sotto le macerie, senza lasciare memoria alcuna.

Da quasi settant’anni, lo Stato di Israele si è letteralmente sovrapposto alla Palestina, occultando la sua geografia e la sua Storia, e facendo scomparire realmente e metaforicamente la sua popolazione.

Nurit Peled ha scritto nel saggio intitolato La Palestina nei testi scolastici di Israele (Edizioni Gruppo Abele, 2015, trad. C. Alziati),che l’indottrinamento subito da tutta la società israeliana attraverso l’istruzione, ma non solo, ha portato le ultime tre generazioni di israeliani a ignorare completamente la storia, la realtà sociale e geopolitica del proprio Stato.

Israele ha il diritto di esistere, ma questa sua radice macchia irrimediabilmente le sue fondamenta.

Kulturjam

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